La notizia è che la Adidas Adizero Boston è finalmente tornata: con la nuova versione 12 questa scarpa è ritornata ai vecchi splendori. Si tratta di una scarpa progettata per gli allenamenti veloci che nelle ultime versioni aveva un po’ disatteso le aspettative degli utilizzatori affezionati.
Tantissimi runner han preparato le loro gare dai 10 km alle maratone con ai piedi i vecchi modelli con la schiuma Boost, scarpe leggere reattive e con una protezione superiore rispetto alle Adios di quegli anni che invece erano le scarpe estreme per la gara. Con questa nuova evoluzione si può dire che Adidas ha centrato l’obbiettivo.
Con le versioni 10 e 11, Adidas aveva intrapreso la strada delle scarpe massimaliste inserendo una doppia mescola e gli ENERGYRODS ( i bastoncini con carbonio infuso), però di fatto presentando un prodotto troppo pesante e non dinamico. Oltre a questo si sono verificati problemi nel lato interno della tomaia che si strappava nel lungo utilizzo.
Ho provato per qualche uscita questa Adidas Adizero Boston 12, in particolare su un lungo e una corsa lenta e ho apprezzato fin da subito il piacere di correrci, grazie alla loro morbidezza e leggerezza. La Boston 12 è migliorata in tutti gli aspetti tranne ovviamente nel battistrada che era già al top con l’utilizzo della gomma Continental nei punti strategici della suola. Sia la gomma che la tassellatura infatti offrono un grip incredibile in tutte le condizioni. Da notare come su pista bagnata e sdrucciolevole, durante il nostro evento “Track & Field” della scorsa settimana, sono state tra le uniche a non perdere mai aderenza.
Altra grande novità si trova nell’intersuola sempre a doppia densità: nella parte superiore troviamo sempre il Lightstrike Pro mentre nella parte inferiore uno strato di Lightstrike 2.0 in Eva che dona stabilità alla scarpa ed è inoltre più morbido, leggero e reattivo rispetto al Lightstrike visto nelle versioni 10 e 11. Altra miglioria nell’intersuola sono gli ENERGYRODS 2.0 con elementi in fibra di vetro, grazie ai quali viene limitata la dispersione di energia.
L’altezza della scarpa è 38 mm nel tallone e 31 mm nell’avampiede, dai quali si ottiene drop di 7 mm abbassato di 1 mm rispetto la versione precedente: questo conferisce un filo di aggressività in più. La tomaia realizzata in mesh sintetico sembra più duratura rispetto ai modelli precedenti che si strappavano nella zona del mesopiede. Alla calzata risulta molto comoda e fasciante, con un bell’effetto racing.
La linguetta è anch’essa molto racing, mentre la zona del tallone rimane protettiva e presenta una conchiglia con inserti morbidi e una linguetta che aiuta la calzata salvaguardando il tendine. Nota dolente emersa nel corso di questo mio primo test le stringhe che si sono slacciate o allentate in tutte le corse fatte con un solo nodo: ho dovuto quindi fare sempre due o addirittura tre nodi quando pioveva.
Il peso della scarpa è pari a 260 grammi nella misura 9.5 US: al piede sembra anche più leggera, un bel plus rispetto alle versioni precedenti che erano bocciate proprio per il peso soprattutto quello percepito. La differenza, a parità di numero, è di circa 30 grammi in meno per l’ultima arrivata.
Il prezzo della scarpa è 160 euro perfettamente allineate con le competitor sul mercato. Consiglio la scarpa ad atleti sicuramente con un appoggio neutro o supinato, sono scarpe ottime per gli atleti più leggeri per allenamenti dove le velocità non sono estreme, all’incirca quelle di un ritmo maratona. Per gli atleti un po’ più lenti e pesanti possono essere indicate anche per correre le gare. Ve ne parlerò ancora a breve per la recensione completa: a presto!