L’evoluzione nelle scarpe da corsa è passata, negli ultimi anni, attraverso una sempre più massiccia diffusione di piastre inserite all’interno dell’intersuola. Parlo di piastre e non di piastre o placche in carbonio perché quest’ultimo è uno dei materiali più utilizzati, ma non l’unico: a seconda dei modelli i produttori optano per adottare anche nylon, fibra o altre strutture composite che prevedano eventualmente anche delle parti in carbonio.
Il termine piastra fa pensare a qualcosa di piatto e rigido, ma anche qui si tratta di una semplificazione. Ogni azienda infatti sviluppa questo componente per le proprie calzature adattandone design e consistenza a seconda del tipo di risultato che si vuole ottenere. La piastra potrebbe ad esempio non svilupparsi lungo tutta la lunghezza dell’intersuola, oppure non essere una piastra unica ma venir composta da diversi elementi posizionati strategicamente nella mescola.
La risposta che ne deriva varia da scarpa a scarpa, e tiene conto non solo della forma dell’inserto e della sua consistenza ma anche da come è costruita la scarpa nel suo complesso.
In generale i produttori tendono ad abbinare piastre a una intersuola che sia spessa più della media e costruita con una mescola molto morbida. In questo modo la rigidità superiore della piastra, più o meno forte a seconda del tipo di forma e materiale, viene abbinata alla morbidezza dell’intersuola per un risultato che punta ad essere il più equilibrato possibile.
Si tende a ritenere che le scarpe con una piastra portino ad avere un vantaggio non corretto rispetto all’utilizzo di scarpe che ne sono prive. La piastra non opera però come una molla ma aiuta nel ritorno di energia, fornendo sostegno e spinta durante l’azione di corsa. Le scarpe con piastra, soprattutto se questa è in carbonio, sono in genere pensate per correre a ritmi veloci e/o per lunghe distanze: per questo motivo è consigliabile utilizzarle quando faremo allenamenti o gare nei quali il nostro impegno sia mediamente elevato.
Le scarpe con piastra fanno correre più velocemente? Si, c’è un guadagno soprattutto se la nostra meccanica di corsa è corretta. Più di questo, grazie anche all’abbinamento a intersuole molto morbide, c’è il vantaggio di una maggiore freschezza muscolare in gare di lunga durata come una maratona: la percezione condivisa è che questo tipo di calzature permettano di arrivare nella seconda metà di gara in condizioni migliori, pronti a meglio affrontare la parte più difficile. Non è però tanto la piastra a farci arrivare più freschi quanto l’abbinamento con intersuole sempre più morbide: queste preservano la nostra muscolatura ma l’abbinamento con la piastra permette di mantenere quelle caratteristiche di sostegno e stabilità che servono per correre veloci.
L’utilizzo di scarpe con piastre è stato inoltre sdoganato negli ultimi anni: inizialmente pensate solo per gli atleti più forti, si è visto che portano benefici anche a chi non ha ritmi particolarmente veloci nelle gambe. Il suggerimento, ove possibile, è di non utilizzarle per le proprie uscite di corsa lenta ma da calzarle quando si vuole cercare di correre a buoni ritmi per la propria condizione, in allenamento come in gara.
Attenzione però: se non siete podisti neutri ma avete un difetto di iperpronazione vi sconsiglio di utilizzare scarpe con piastra, soprattutto se in carbonio. Avete bisogno di sostegno mirato, cosa che una piastra che si sviluppa lungo tutta la lunghezza della scarpa non vi può dare per sua natura. Recentemente anche alcuni modelli di scarpe da trail running hanno visto l’inserimento di piastre in carbonio, a confermare come questa caratteristica tecnica non sia limitata alla sola corsa su strada.