Incredibilmente, anche per me, qualche giorno fa, è arrivato il momento del traguardo dei 50 anni (lo so, non li dimostro). Una linea di demarcazione che cambia in qualche modo la percezione della vita in un “prima” e in un “dopo”, cosa ad esempio non successa al passaggio dei quaranta. Non che mi senta vecchio, anzi. Un po’ come quando si taglia il traguardo della prima maratona: sei sempre un runner, ma con quel qualcosa in più.
In questo caso, quel qualcosa in più si chiama esperienza. Esperienza tra traguardi raggiunti e mancati, centinaia di scarpe indossate, ore e ore di allenamento lasciate sulla strada. Oltre a quelle passate a scrivere e parlare di corsa. Un’esperienza che mi ha permesso di essere più consapevole di cosa voglia dire correre e farlo ancora a cinquant’anni.
Ecco, consapevolezza è l’altra chiave di volta. Essere consci di dove si vuole arrivare, di dove si può arrivare. Chi pensa che a cinquant’anni non si possa essere più competitivi, che si debbano rivedere programmi e obiettivi, si sbaglia di grosso. Certo, forse le Olimpiadi non sono più alla portata (un altro insegnamento del grande Kipchoge), ma modo di divertirsi ce n’è ancora tanto. E poi, detto tra noi, che soddisfazione si prova a “sverniciare” un trentenne?
Sfatiamo subito un mito: a cinquant’anni un nuovo personal best non è solo un miraggio. Me lo hanno insegnato tanti amici con i quali mi sono allenato e sfidato in tutti questi anni, l’ho toccato (quasi) con mano questa primavera, quando dopo qualche anno di “pausa agonistica” ci ho riprovato con una preparazione mirata e programmata nel dettaglio (è vero, erano ancora quarantanove sulla carta, ma non guardiamo il pelo nell’uovo). E rivedere il cronometro sorridere è una motivazione senza eguali.
Essere runner, uno sportivo, aiuta a rimanere giovani. I muscoli rimangono tonici, il cuore è allenato ai carichi, la linea invidiabile (basta guardare i propri coetanei che non lo sono). Ma per mantenere o aumentare il proprio stato di forma al massimo è necessario imparare a combattere il naturale (e inevitabile) invecchiamento del corpo. Nulla di trascendentale, solo qualche piccolo aggiustamento rispetto a quanto si è soliti fare.
Come correre forte anche a 50 anni
Detto che ritmi e intensità di allenamento possono anche rimanere gli stessi ai quali si è abituati, è tutto il resto che deve essere riprogrammato.
Dosare bene gli allenamenti da dedicare alla qualità è fondamentale: due, massimo tre sedute tra ripetute, fartlek e lunghi domenicali sono più che sufficienti per riuscire a migliorarsi o a mantenere il proprio stato di forma e compatibili con tutte le distanze, dai 10 chilometri fino alla maratona (e oltre). Oltre ad imparare a diversificare le sedute settimanali, variando gli stimoli: non solo corse allo stesso ritmo, non sempre e solo la stessa tipologia di allenamento, per migliorare anche tecnica, efficienza ed economia di corsa.
Ciò che deve davvero cambiare è il recupero tra un allenamento e l’altro. Se i tempi di miglioramento possono anche non variare di molto rispetto al passato, dedicare più tempo al riposo e al recupero è fondamentale. Correre gli allenamenti di scarico al giusto ritmo, dedicare più tempo al sonno, prendersi anche una pausa in più quando il corpo lo richiede e imparare ad ascoltarsi, sono il vero segreto perché le sedute di qualità possano davvero essere assorbite e portare a un vero miglioramento.
Regola fondamentale soprattutto per non infortunarsi, anche perché, sfortunatamente, più si avanza con l’età più le tempistiche di recupero si allungano. In questo caso, quel che si deve fare, è solo avere pazienza e recuperare appieno, per non rischiare un successivo stop ancora più lungo.
Un altro aspetto fondamentale è inserire sedute extra ai soli allenamenti di corsa. Sedute di potenziamento per combattere l’inevitabile decadimento muscolare. Sedute di stretching per aumentare la mobilità articolare e muscolare che con l’età diminuisce. È tutta, e solo, una questione di equilibrio. Ricordandosi che per correre non devono solo essere le gambe ad essere allenate.
Esperienza e consapevolezza, abbiamo detto. E ci metterei anche un pizzico di incoscienza, quella che serve per correre ancora un po’ più forte e un po’ più lontano. Ci vediamo sulla linea di partenza…