Solo pochi giorni fa abbiamo parlato del caso di presunto utilizzo di sostanze dopanti da parte del vincitore dell’ultima edizione della 100 Km del Passatore, Federico Furiani, caso che ha colpito duramente il mondo del running sia professionista che (soprattutto) amatoriale. Noi di The Running Club ci siamo da sempre apertamente schierati contro l’uso di qualsiasi sostanza e strumento che possa aiutare illegalmente qualsiasi atleta, ma c’è chi non la pensa come noi.
Stiamo parlando degli ideatori di un evento “sportivo” (che di sportivo in realtà ha ben poco), gli Enhanced Games (letteralmente traducibile con “giochi potenziati”), meeting che non prevede alcun controllo antidoping sugli atleti, ma che anzi ne incentiva l’utilizzo, per raggiungere risultati sempre più alti e spettacolari, ma con la scusa di un rigido controllo sanitario su tutti i partecipanti.
Gli ideatori di questa “folle cosa” sono Aron D’Souza, fondatore e presidente degli Enhanced Games, appoggiato da una serie di investitori come Peter Thiel (co-fondatore di PayPal), Christian Angermayer (co-fondatore di Cambrian Biopharma) e Balaji Srinivasan (co-fondatore di Myriad Genetics). Su Enhanced.org è già possibile trovare tutte le informazioni del caso e una data (seconda metà del 2025) in cui la prima edizione dei giochi potrebbero essere disputati (anche se in realtà hanno già subito il rinvio di un anno dal loro primo annuncio).
Sono cinque le discipline proposte dagli Enahanced Games: l’atletica leggera, il nuoto, il sollevamento pesi, la ginnastica artistica e gli sport da combattimento.
Il presupposto da cui i fondatori e investitori partono è che il mondo dell’atletica e sportivo in generale, siano già truccati e che, soprattutto, i controlli attuali non siano in grado di individuare tutti gli atleti che si dopano, sia per l’alto numero di atleti che gareggiano (e dei quali solo una piccolissima parte viene testata), sia per la poca efficienza degli stessi test che dovrebbero scoprirli (il mondo del doping è sempre un passo avanti). Da qui, la proposta di liberalizzale il doping, in modo che ci possa essere una pari opportunità per tutti gli atleti di raggiungere risultati altrimenti non immaginabili, di spettacolarizzare il mondo sportivo con record sempre più frequenti e avvincenti e con la scusa di un più serio controllo sanitario sugli atleti in gara (cosa che, secondo gli “enanced gamers”, oggi non ci sarebbe da parte delle istituzioni internazionali).
Non manca anche un attacco di tipo economico rivolto a World Athletics, al CIO e a tutta l’organizzazione mondiale che gira intorno ai Giochi Olimpici. Sempre secondo i promotori degli Enahnced Games, ad oggi solo una parte privilegiata di dirigenza e piani alti legati al mondo sportivo internazionale, gode dei profitti delle manifestazioni mondiali e olimpiche, anche a scapito degli atleti stessi. L’ampia cerchia di investitori che circonderebbe gli Enhanced Games, incece, permetterebbe loro di essere indipendenti e soprattutto di poter riservare un’ampia fetta di guadagni a tutti gli atleti partecipanti, soprattutto in caso di record mondiali e risultati straordinari (ad esempio, come si legge sul sito ufficiale, i primi atleti a stabilire nuovi record mondiali nei 100m nell’atletica o nei 50m a stile libero nel nuoto riceverebbero un milione di dollari).
Tra personaggi illustri che appoggiano l’avvento degli Enahnced Games anche il regista americano Ridley Scott, che con D’Souza avrebbe già un accordo per realizzare una docuserie in dieci episodi sulla prima edizione.
Inutile dire che tutte le istituzioni e federazioni internazionali abbiano dato un parere negativo a riguardo. Un programma e un’ideologia che di “sportivo” non hanno nulla. Un progetto puramente economico, che punta a una speculazione e una spettacolarizzazione di risultati svuotati dal loro vero significato: sudore, sacrificio, passione, dedizione, uguaglianza e rispetto… per sé e per i propri avversari. E dimenticando che il doping è stato vietato proprio perché ritenuto un grosso rischio per la salute, dopo la morte del ciclista danese Knud Jensen, ai Giochi Olimpici di Roma nel 1960, per uso di anfetamine.