Sentiamo sempre più spesso parlare di “rocker” riferito alle scarpe da corsa, soprattutto quando si fa riferimento a un paio di super shoes. Se proviamo a tradurre letteralmente il termine dall’inglese i risultati che escono sono due: “musicista rock” e “sieda a dondolo”. Sarebbe sicuramente più stimolante che il riferimento fosse alla musica, ma in realtà la raffigurazione più corretta con il quale spiegare cosa sia il rocker è esattamente quella della sedia a dondolo.
Possiamo definire il rocker come la curvatura, anteriore e/o posteriore, dell’intersuola delle scarpe da corsa che permette esattamente quel movimento ondulatorio e fluido della sedia a dondolo. Questa curvatura serve proprio per facilitare il lavoro di rullata del piede mentre si corre o si cammina. Ripensando alle zeppe che venivano utilizzate negli anni ’70 o le scarpe MBT di inizio 2000, ma anche solo i primi modelli di Hoka One One, è facile ricordare come fossero arrotondate, in parte, davanti e dietro.
Perché il rocker sulle scarpe da corsa?
Perché il rocker sulle scarpe da running? È presto detto…
L’utilizzo del rocker è cresciuto naturalmente nel corso degli ultimi anni, proporzionalmente all’aumento dell’altezza dell’intersuola e alla nascita delle calzature cosiddette “maxi”. Più materiale viene inserito sotto al piede più la scarpa diventa rigida. E nonostante l’utilizzo di super schiume sempre più morbide e meno dense, il contemporaneo inserimento di piastre in carbonio e altri materiali per donare stabilità ne ha ridotto sempre di più la flessibilità. Da qui la necessità di equipaggiare le scarpe con una soluzione che potesse aiutare il piede a muoversi in modo naturale.
Il rocker, quindi, rende la rullata più rotonda, più fluida, più scorrevole, fornendo quell’invito, quella spinta in avanti che permette di correre in modo più efficiente e automatico, con un triplo vantaggio: un gesto più semplice, una postura migliore e una corsa più efficiente. Non a caso quando si indossa una super trainer (ne abbiamo parlato qui) la sensazione è quella di indossare una scarpa leggerissima (nonostante le dimensioni) che faccia correre senza sforzo. Certo, non è tutto merito del rocker, ma senza non si proverebbero le stesse sensazioni.
C’è rocker e rocker
Non tutte le tipologie di rocker sono uguali. Dipende da tanti fattori, come l’altezza dell’intersuola, il drop, la densità e rigidità del materiale, la presenza o meno di una piastra e, perché no, anche dalla tipologia di scarpa e di appoggio.
Una daily trainer maxi, pensiamo a una Ghost Max o a una Asics Nimbus 26, avranno un rocker anteriore meno pronunciato ed estremo di una Adios Pro o di una Prime X2, molto più aggressive e portate ad una corsa di avampiede. Allo stesso modo, il rocker posteriore sarà più evidente in una daily trainer sfruttata da runner tallonatori, rispetto ad una scarpa da gara dedicata invece ad atleti che hanno una impostazione di corsa d’avampiede.
Indossando diverse tipologie di scarpe è facile avvertire immediatamente, fin dal primo passo, il lavoro differente che viene fatto dal piede, in base alla tipologia di soluzione che ogni brand definisce per ogni diverso modello. Differenze che spesso si enfatizzano quando si cambia il ritmo durante la corsa.
Pro e contro del rocker sulle scarpe da corsa
Ma come ogni innovazione che avviene su una scarpa da corsa, anche il rocker porta con sé vantaggi e svantaggi.
I vantaggi li abbiamo ampiamente elencati, in parte dati dalla singola funzionalità del rocker, in parte dalla complementare funzionalità di altri elementi, come intersuola e piastre. Parliamo della facilità di rullata verso la fase propulsiva, della spinta naturale in avanti e fluidità d’appoggio nel primo caso; della possibilità di utilizzare materiali sempre più performanti e in quantità sempre maggiore per un più alto ritorno di energia, nel secondo.
Tutto questo, però, anche a scapito di un lavoro completamente differente di piede, muscoli e articolazioni. Pensiamo alle scarpe a zero, barefoot, per correre in modo naturale che andavano di moda alcuni anni fa: concettualmente e funzionalmente erano esattamente il contrario delle super scarpe con cui corriamo oggi. Zero ammortizzazione, zero spinta, zero drop, zero rocker, zero ritorno di energia. Il lavoro era totalmente affidato al piede a tendini e muscoli.
Ora, senza passare a quell’estremo, la mancanza a cui potrebbe portare l’utilizzo di scarpe molto alte e con rocker accentuato è proprio quello di disabituare il piede (e le dita dei piedi), caviglia e muscoli del polpaccio a lavorare in modo corretto, riducendo a lungo andare la loro efficienza. Motivo per il quale sarebbe sempre meglio utilizzare una rotazione di scarpe di diversa tipologia, non solo per affrontare le diverse sedute di allenamento, ma anche per offrire sempre nuovi stimoli a tutti quei reparti che vengono chiamati in causa dalla corsa. Senza dimenticare l’importanza di esercizi di potenziamento e stretching, che in questo specifico caso possono andare a colmare proprio queste mancanze.