I più attenti si saranno accorti che all’ultima maratona di New York ai piedi della vincitrice Hellen Obiri non c’erano super scarpe Nike o Adidas, ma un paio di On Running. Non è la prima volta che la Obiri si impone con un modello del brand svizzero e non è un caso che anche il nostro Andrea si sia subito innamorato di queste scarpe (nel suo caso erano le Cloudboom Echo 3) ancora poco conosciute in Italia (ne abbiamo parlato anche nell’articolo dedicato al Tuscany Camp, che trovate qui), ma che stanno piano piano conquistando il cuore (e i piedi) dei runner di tutto il mondo.
Alla base di tutti i modelli di calzature da corsa (e non solo) On Running c’è la tecnologia proprietaria CloudTec, che regala la tipica forma “a buchi” dell’intersuola. Un sistema di ammortizzazione e ritorno di energia che si basa sulla capacità della mescola di comprimersi ed espandersi molto rapidamente: assorbe l’impatto, riducendo tensione e fatica e adattandosi al modo di correre di ogni runner, lavorando sia in modo orizzontale che verticale.
Il modello che ho personalmente testato e portato ai 150km per la nostra recensione è stata la Cloudflow 4: una scarpa intermedia, pensata per ritmi medio-veloci, con un drop di 8mm generato da un’altezza al tallone di 31mm e di 23mm nell’avampiede. Un modello con il quale ho subito instaurato un feeling immediato e che mi ha accompagnato in tutte le uscite di allenamento per tre settimane: le ho apprezzate soprattutto negli allenamenti più qualificanti, come ripetute, medi variati e tempo run, ma le ho testate attentamente anche con uscite di lento, sia su asfalto che su sterrato e anche in condizioni meteo abbastanza avverse con pioggia e clima abbastanza rigido.
Battistrada: 7,5
Il battistrada è spesso solo pochi millimetri e in gomma molto morbida con un disegno a “X” che garantisce un buon grip anche in condizioni di bagnato. Non è disposto sull’intera lunghezza del piede, ma solo nei punti di maggior contatto, nell’avampiede e nella zona del tallone. La parte restante è costituita da intersuola CloudTec a vista, zigrinata per una maggiore presa, che non si è consumata in modo vistoso nemmeno dopo averci corso 150km.
Con gli ultimi modelli di scarpe in prova ho trovato un luogo che mi permette di valutare bene la tenuta delle varie calzature in prova: un piccolo ponticello in grate di metallo sul quale le scarpe tendono a scivolare molto, in direzioni diverse, quando non hanno un buon grip. Le Cloudflow 4 si sono dimostrate un modello decisamente stabile che non ha minimamente ceduto anche nei cambi di direzione più veloci.
Il disegno dell’intersuola in questo caso caratterizza decisamente anche la costruzione del battistrada, con il classico design di On a nuvola, attraversato longitudinalmente da un lungo solco, che dal tallone sfuma verso la punta del piede. Se da una parte questo serve a dare ammortizzazione, stabilità e ritorno di energia, dall’altro permette ai sassi di media grandezza di incastrarsi nei tagli quando si dovesse correre su sterrato (in realtà terreno non proprio idoneo per questa tipologia di scarpa), motivo per il quale ho dato mezzo voto in meno alla valutazione complessiva del battistrada.
Intersuola: 8
L’intersuola è costituita da una doppia mescola: lo strato superiore, nel quale è affogato la piastra Speedboard in nylon, più rigido, e lo strato inferiore estremamente morbido e con la classica forma On a nuvola, entrambe in schiuma Helion. La caratteristica primaria di questa mescola è quella di utilizzare catene molecolari sia rigide che flessibili combinate tra di loro. Il risultato che si ottiene è una risposta personalizzata: reattiva quando il piede ha bisogno di spingere per raggiungere i ritmi più alti, morbida quando la rullata è più accentuata e si vuole rallentare.
Appena indossate la sensazione che si ha è di essere spinti a correre, lanciati in avanti, grazie alla combinazione data dalla presenza della piastra Speedboard, dalla classica forma a cucchiaio, che dà più rigidità alla scarpa, e dalla forma semi-rocker dell’intersuola. Più i ritmi aumentano, più la scarpa sembra diventare un tutt’uno con il piede, favorendo una corsa di avampiede che diventa sempre più naturale. L’appoggio rimane comunque morbido e mai traumatico, anche a ritmi un po’ più lenti.
Tomaia: 8,5
Una delle migliori tomaie che abbia mai provato: leggera, morbida, avvolgente ed estremamente traspirante (la stessa utilizzata anche per Cloudboom Echo 3). Un tessuto ingegnerizzato che mantiene il piede sempre vivo e attivo. È vero che con la pioggia il piede si è bagnato immediatamente, ma a è anche vero che i tempi di asciugatura sono stati davvero molto rapidi.
La calzata è molto avvolgente, stretta lateralmente, motivo per il quale ho optato per mezzo numero in più rispetto al mio solito (in questo caso ho scelto un 11US) per dare più spazio anteriormente alle dita, vista la forma affusolata della punta, e non mi sono pentito della scelta (sarei curioso di provare la mia classica taglia per capire la differenza di calzata). A parte questo, non ho davvero riscontrato alcuna criticità.
Upper: 8
Che la Cloudflow 4 sia una scarpa per ritmi veloci lo si capisce anche dalle scelte di stringhe, linguetta e conchiglia tallonare. Partiamo dalle stringhe, minimali, sottili e leggere, ma che stringono bene il piede senza infastidire, anche grazie all’utilizzo di una linguetta in stile racing, molto sottile, traforata per far respirare il piede e leggermente imbottita nella parte superiore. Linguetta, alla quale darei un 9 come valutazione personale, che si trasforma in un secondo strato di tomaia elastica che avvolge tutta la parte anteriore del piede, mantenendolo sempre ben legato alla scarpa. Geniale. La zona tallonare, infine, non è troppo rigida, ma sufficientemente per mantenere il piede stabile e non lasciarlo scappare nei cambi di direzione. Intorno al malleolo è inoltre presente una leggera imbottitura per garantire maggiore comodità alla caviglia.
Peso: 6,5
Sarà il particolare design dell’intersuola, sarà la composizione della tomaia o la loro forma longilinea, ma le Cloudflow 4 sembrano pesare ben meno dei 270 grammi nel mio numero US11. Quando le ho pesate sono rimasto decisamente stupito del risultato, sia per la mia primissima impressione sia per la grande differenza dai 235 grammi dichiarato da On (nella misura 9US). In ogni caso un peso che davvero non si sente mentre si correre, anche se probabilmente è di qualche decina di grammi più alto rispetto alle dirette concorrenti.
Comfort: 6,5
Non è certamente la comodità quella che si ricerca in una scarpa per ritmi veloci, ma l’immediato feeling con le Cloudflow 4 è un ottimo punto di partenza. In questo caso il comfort è dato dalla facilità di corsa regalata dall’intersuola e dal suo sapersi adattare alle caratteristiche di chi le indossa, anche a ritmi differenti. Sommato all’abbraccio della tomaia e alla sua grande stabilità, il risultato è quello indossare un’alleata per affrontare gli allenamenti più veloci senza paura.
Ritorno di energia: 7,5
CloudTec e Helion si sono dimostrate due tecnologie decisamente indovinate e capaci di interagire in maniera sinergica tra di loro. Non appena si inizia spingere e i ritmi si alzano, Cloudflow 4 reagisce aiutando gamba e piede a lavorare al meglio, restituendo l’energia spesa in metri guadagnati. Una scarpa che non si fatica per nulla a spingere, anzi invoglia e aiuta a correre sempre più veloce.
Durata massima stimata: 8
Non è una scarpa che utilizzerei in maratona, ma al massimo fino alla mezza, per cui è possibile diluire maggiormente nel tempo il suo utilizzo. L’intersuola fatica a perdere le sue proprietà, probabilmente anche grazie al particolare design a nuvola e, visto il consumo decisamente ridotto dopo 150km, non posso che pensare che possano arrivare a raggiungere anche i 600 o gli 800 chilometri in base all’utilizzo che ne viene fatto. L’unica criticità potrebbe essere data dal battistrada, sia per l’utilizzo di una gomma abbastanza morbida, sia per il consumo della parte di intersuola nelle zone scoperte.
Rapporto qualità/prezzo: 6
Il prezzo, per me, nell’ultimo periodo rimane la nota dolente di tutte le scarpe sul mercato. Capisco il posizionamento, capisco le problematiche per la reperibilità dei materiali, capisco le difficoltà di fornitura, capisco la ricerca e l’utilizzo di materiale sempre innovativi. Ma 169,95 euro di listino rimangono comunque un grande esborso per qualsiasi runner. Il consiglio che do è sempre lo stesso: spendete un po’ di tempo nella ricerca delle offerte e trovate il momento giusto per acquistare il vostro nuovo paio di scarpe senza aspettare l’ultimo momento. Anche questo vi darà grande soddisfazione.
Voto finale: 7,4
Se oggi dovessi consigliare una scarpa intermedia per i lavori di qualità, non avrei dubbi su sulla On Cloudflow 4 che si è dimostrata una calzatura affidabile, estremamente dinamica e capace di adattarsi alle necessità di giornata e del singolo runner, grazie al lavoro sinergico delle diverse parti che la compongono.
A chi la consiglio? Sicuramente ai runner neutri o leggermente pronatori che stanno cercando una scarpa veloce, che può essere utilizzata come modello per gli allenamenti più qualificanti, ma anche per la gara; per runner non oltre i 75kg di peso e per chi corre a ritmi non superiori ai 5 minuti al chilometro. Anche se l’ho utilizzata per allenamenti lenti e su sterrato, il loro ambiente naturale rimane l’asfalto (o il tartan). Non mi azzarderei inoltre a utilizzarla su distanze troppo lunghe come la maratona: quando la fatica inizia a farsi sentire, manca quel supporto in più per aiutare la gamba a non cedere nei chilometri finali.
Un’ultima considerazione su On Running. In Italia probabilmente ancora non è conosciuta dalla massa critica dei podisti, ma le tecnologie che hanno sviluppato sono decisamente valide e consolidate: se ne avete la possibilità (e curiosità) provatele e poi fateci sapere cosa ne pensate. È vero che per vincere una bisogna avere gambe e testa (e qualcuno direbbe anche cuore), ma è altrettanto vero che la maratona di New York non si può vincere per puro caso.