La scelta della scarpa migliore per correre una maratona è argomento dibattuto tra gli appassionati. Una delle richieste che in The Running Club riceviamo più di frequente è quella di sapere quale scarpa sia da utilizzare per la prossima maratona.
La risposta non può che essere individuale per un gran numero di fattori: le nostre caratteristiche fisiche come podisti, oltre che al passo medio al quale possiamo completare la distanza della maratona, sono elementi imprescindibili in un’analisi. A questo dobbiamo aggiungere le preferenze personali sul tipo di risposta fornito durante la corsa dalla specifica scarpa, oltre alle inevitabili differenze tecniche esistenti tra i vari modelli.
Del resto, ogni intersuola è diversa come composizione e altrettanto lo è ogni piastra in carbonio inserita all’interno della scarpa.
Pochi giorni della Maratona di Milano Andrea Soffientini e Roberto Patuzzo si sono confrontati sulla scelta fatta da Roberto per la scarpa che avrebbe utilizzato in questa gara: Roberto è giunto al traguardo ottenendo la prima posizione tra gli atleti italiani con un tempo finale di 2h 27′ 03”. 4 candidate, tutte soluzioni di aziende diverse caratterizzate dall’essere proposte racing molto spinte e leggere, con intersuole reattive e morbide e con una piastra in carbonio a tutta lunghezza (o con rods sempre in carbonio, nel caso della proposta Adidas).
Hoka Cielo X1 2.0 – recensione – scheda tecnica

- mescola intersuola: Pebax
- spessore tallone: 39mm
- spessore avampiede: 32mm
- drop: 7mm
- peso: 228gr
- piastra: carbonio
Dal nome rappresenta una marginale evoluzione del modello Cielo X1 ma alla prova dei fatti questa è una scarpa che è stata profondamente rinnovata da Hoka nelle sue caratteristiche tecniche. Il drop di 7mm è abbinato ad una intersuola in Pebax che integra al proprio interno una piastra in fibra di carbonio, con un profondo svaso che taglia il battistrada nella parte inferiore ricongiungendosi all’area del tallone.
Adidas Adios Pro 4 – recensione – scheda tecnica

- mescola intersuola: Lightstrike Pro
- spessore tallone: 39mm
- spessore avampiede: 33mm
- drop: 6mm
- peso: 200gr
- piastra: Rods 2.0
Se esternamente ricorda da vicino il modello Adios Pro 3 che l’ha preceduta, Adidas Adios Pro 4 si differenzia nettamente per le caratteristiche della intersuola Lightstrike Pro che a dispetto del nome identico qui ha una conformazione molto più morbida e reattiva. Drop di 6mm con quote sempre ai limiti di quanto legalmente utilizzabile nelle gare; nell’intersuola non troviamo una piastra tradizionale ma i Rods, delle bacchette di carbonio che riproducono la struttura scheletrica del piede.
On Cloudboom Strike – recensione – scheda tecnica

- mescola intersuola: Helion HF
- spessore tallone: 39,5mm
- spessore avampiede: 35,5mm
- drop: 4mm
- peso: 221gr
- piastra: Speedboard carbonio
E’ una delle due scarpe On destinate alle competizioni più serrate, accando al modello Cloudboom Echo 3. C’è molta mescola Helion HF, con una piastra Speedboard in fibra di carbonio a dare stabilità e incrementare la reattività della mescola. Rispetto all’altra scarpa dell’azienda svizzera il modello Cloudbook Strike è pensato proprio per le distanze più lunghe, in particolare la maratona.
Saucony Endorphin Elite 2 – scheda tecnica

- mescola intersuola: IncrediRUN
- spessore tallone: 39,5mm
- spessore avampiede: 31,5mm
- drop: 8mm
- peso: 199gr
- piastra: carbonio
Ultima arrivata tra le scarpe con piastra in carbonio per le lunghe distanze, Saucony Endorphin Elite 2 utilizza intersuola con nuova mescola IncrediRUN caratterizzata da una notevole morbidezza. Le quote sono appena sotto il limite legale, con un drop di 8mm, mentre la piastra in carbonio è annegata all’interno dell’intersuola lasciandone in vista una parte dallo svaso laterale esterno.

La scelta finale di Roberto, frutto delle sensazioni registrate durante gli allenamenti più veloci corsi durante la preparazione di questa gara, è stata a favore delle Saucony Endorphon Elite 2. Non possiamo di certo dire se Roberto avrebbe potuto fare meglio di quanto ottenuto a Milano lo scorso 6 aprile indossando un’altra di queste scarpe. Resta il fatto che chiudere come primo italiano una gara di questo tipo resta un risultato inaspettato, frutto del tanto lavoro svolto in preparazione e anche della consapevolezza di avere ai piedi una scarpa sicuramente veloce (come lo sono tutte quelle di questo confronto) che offre sicurezza su una distanza così impegnativa.