Negli ultimi anni andare dal nutrizionista è diventata un po’ una moda, ma nel running e nello sport in generale si è capito che il supporto del nutrizionista diventa fondamentale per ottimizzare la performance. Perché quindi il Runner dovrebbe andare dal nutrizionista?
Vediamo assieme cosa succede in una visita nutrizionale e perché può essere utile per il nostro allenamento. I motivi per effettuare una consulenza con un nutrizionista sono molteplici, ma la cosa più importante all’inizio è spiegare cosa fa un biologo nutrizionista.
Per definizione di legge, un biologo valuta il fabbisogno nutrizionale ed elabora diete in autonomia. Allo stesso tempo il biologo nutrizionista non può fare diagnosi e prescrivere farmaci o esami diagnostici. Può nel suo schema inserire la posologia degli integratori alimentari poiché per legge sono considerati degli alimenti.
Con queste premesse è facilmente comprensibile che l’area di azione di un biologo nutrizionista è ben definita e che la collaborazione tra medico e biologo è indispensabile. Si parla sempre di approccio multidisciplinare per questo motivo: ognuno con le sue specifiche competenze può dare supporto alla salute del paziente. Molto spesso in questa “equipe” fa parte anche lo psicologo, per dare supporto nel caso di disturbi alimentari.
Cosa fa il nutrizionista al primo incontro
La visita inizia con un anamnesi generale e delle abitudini alimentari. Solitamente si chiede alla persona che patologie ha, se prende farmaci o integratori e poi siccome siamo nell’ambito sportivo si chiedono tutte le info riguardanti l’allenamento, partendo dall’orario al tipo di training andando in molti casi si va nello specifico per capire durata e intensità delle sessioni. Come potete ben capire c’è molta differenza se un runner mi racconta che si allena in Z2 oppure deve fare un lungo o delle ripetute ad elevata intensità.
Inoltre, al fine di valutare i fabbisogni alimentari in modo ottimale, si vanno a studiare anche le analisi del sangue. Nello sportivo di endurance si vanno a vedere soprattutto l’emoglobina, il ferro, la B12, i folati . Sono tutti marker che entrano direttamente nella produzione di emoglobina e quindi nella capacità di trasportare l’ossigeno, elementi negli sport di endurance sono fondamentali per la buona salute dell’atleta e per la performance.
Oltre a questi parametri si va anche a vedere la riserva di Vitamina D, poiché molto spesso si una carenza sia negli uomini sia nella donna. Quest’ultima per ovvi motivi è spesso anche carente di Ferro. In particolare nel mio ambulatorio pongo molta attenzione agli Omega-3, poiché la dieta occidentale è veramente scarsa di questo acido grasso essenziale.
L’analisi antropometrica
Questa è la parte dove a mio avviso il nutrizionista e il paziente hanno una visione molto distante e che sarebbe utile in qualche modo cercare di avvicinare. Il paziente vuole sapere il peso e la percentuale di massa grassa, mentre il nutrizionista cerca la miglior stima possibile poiché sa che ogni strumentazione ha dei pro e dei contro nella misurazione. Sottolineo il fatto che il nutrizionista stimi la percentuale di massa grassa, perché non è possibile ottenere una misura univoca e precisa ma molto dipende dal tipo di strumento e macchinario di misura viene utilizzato.

Partiamo dal presupposto che ogni macchina che utilizziamo per la composizione corporea non è perfetta. Ad esempio l’impedenziometria misura un valore “elettrico” e poi dal risultato ottenuto stima la quantità di acqua presente nell’organismo. Dall’acqua, attraverso delle formule, si ricava la stima della percentuale di grasso totale e di massa magra . Ma se il soggetto è disidratato o troppo “pieno” d’acqua la stima sarà ovviamente falsata. Se c’è tanta acqua extracellulare il soggetto risulterà con più massa magra (il compartimento della massa magra viene chiamato anche FFM ossia Free Fat Mass, quindi tutto ciò che non è grasso) che tecnicamente è massa magra ma sappiamo che non è massa muscolare. Viceversa un soggetto disidratato risulterà più grasso.

L’utilizzo di una bilancia impedenzometrica non è quindi indice dell’ottenimento di un risultato certo e preciso; anche altri strumenti hanno pro e contro. Ad esempio io utilizzo l’adipometria, è come se fosse un plicometro 2.0 ossia attraverso la misura del tessuto sottocutaneo che separa la cute dal muscolo permette di stimare la massa magra e massa grassa. Rispetto al plicometro ha degli errori perché non facendo la “pinzatura” e non eliminando l’acqua la misura è diversa. Ma allo stesso tempo vedo a monitor lo strato di grasso sottocutaneo superficiale e profondo ed ho un dato importante. Con il tempo si è migliorato anche il software e si sta andando sempre di più verso un’analisi qualitativa del muscolo e della zona interessata.

L’errore che questo strumento ha è evidente soprattutto se il soggetto ha molto grasso viscerale: la stima del grasso totale in questi casi non è attendibile. Ecco pertanto che la scelta dello strumento di misura, e il peso che è necessario dare ai singoli valori emersi, è legato anche alla struttura del paziente: compito del nutrizionista è anche quello di adattare al meglio la misurazione, e lo strumento utilizzato per eseguirla, a chi ha di fronte in studio.

Come si può ben capire l’obiettivo non è un valore assoluto ma avere la capacità di valutare il soggetto e i suoi progressi. Per questo motivo dico sempre ai miei pazienti di non fissarsi troppo sui numeri, ma di valutare il percorso in modo “relativo”, ossia ho un punto di partenza e un punto di arrivo.
Un’altra misurazione che mi piace sia per la semplicità del dato ma anche per la sua potenza è la misurazione delle circonferenze. Se il girovita scende e la gamba aumenta la sua circonferenza sicuramente stiamo perdendo grasso e incrementando la massa muscolare.
La nutrizione sportiva come si differenzia
Il nutrizionista, dopo aver fatto un inquadramento e fissato i paletti per una corretta alimentazione, entra nello specifico per quanto riguarda l’alimentazione prima-durante -dopo, per l’integrazione nei periodi gara o fuori stagione. Molto spesso ci si interfaccia anche con l’allenatore per coordinare la strategia complessiva. Ad esempio in off season nel periodo della potenza lipidica è fondamentale una strategia coerente anche dal punto di vista nutrizionale.
Durante la gara, è importante avere un corretto uptake di carboidrati e nel caso delle ultra anche di altri nutrienti. Per ottimizzare il percorso sperimentiamo tanto negli allenamenti, con l’obiettivo che alla fine tutto diventi routine e non si debba pensare all’ultimo minuto a cosa fare o quale gel acquistare. Di quello che riguarda l’alimentazione specifica in funzione delle differenti distanze di gara parleremo però in articoli specifici che saranno pubblicati nelle prossime settimane sulle pagine di The Running Club.