Gli occhiali da sole sono uno degli accessori che non mancano mai nella mia borsa per la corsa. Ne ho diversi modelli che ruoto in base alle necessità e faccio davvero fatica a non indossarli, anche potrebbe sembrare non essere necessario.
Il perché è presto detto. Al di là della loro funzione primaria che è quella di proteggere dai raggi UV, proteggono anche da tanti altri fattori, come l’aria fredda sugli occhi d’inverno o i piccoli insetti che riempiono l’alzaia del Naviglio in primavera ed estate. Ma sono anche uno schermo dietro al quale nascondersi per concentrarsi su quello che si sta facendo o una specie di visore attraverso cui osservare il mondo in tonalità differenti.
Quest’ultimo punto non lo dico così tanto per dire, perché usando diversi modelli, con lenti di colorazioni differenti e caratterizzati da tecnologie non sempre uguali, cambiano davvero il modo in cui si percepisce il paesaggio che scorre veloce sotto i piedi.
Non è il mio caso, ma anche la scelta delle lenti con le quali correre dovrebbe sempre essere fatta secondo logica, adattandole alle proprie necessità (fisiche) e della corsa stessa. Correre all’aperto in una giornata di sole sulla ciclabile non è la stessa cosa che farlo su un sentiero immerso nel bosco. Luce, umidità, temperatura cambiano e cambia la reazione che gli occhi può avere in base alla tipologia di occhiale indossato, in riferimento al colore della lente, alla sua dimensione o all’aerazione.
Una lente più o meno grande cambia il livello di protezione dell’occhio, ma può incidere (per peso) a un maggiore o minore fastidio sulla lunga distanza. Una colorazione più scura o più chiara può far percepire in maniera differente il terreno, soprattutto quando si corre off-road.
Il colore stesso della lente può essere adatto più o meno in determinate situazioni: lenti grigie o verdi sono adatte a ridurre l’intensità della luce forte senza alterare la cromaticità dei colori; lenti gialle o arancio fanno percepire meglio i contrasti (ad esempio sulla neve); lenti azzurre o fucsia sono quello forse più belle esteticamente, ma anche quelle che riparano meno dal sole.

Ci sono poi le lenti fotocromatiche, che cambiano l’intensità del loro colore in base all’esposizione alla luce del sole. Proprio di una particolare tipologia di occhiali che adottano una tecnologia simile è quello di cui vorrei parlare oggi.
Occhiali con lenti fotocromatiche (elettroniche ) Out of Bot 2+
Su The Running Club non siamo soliti parlare spesso di occhiali da sole. Lo facciamo solo in quelle occasioni in cui scoviamo un prodotto particolare. Lo abbiamo fatto per presentare gli Engo 2 ActiveLook, occhiali da sole con visore dei parametri di corsa, lo facciamo oggi parlando degli Out Of Bot 2+ powered by Irid, occhiali dotati di una particolare tecnologia che permette alle lenti di adattarsi velocissimamente alla luce del sole.
Come funzionano è presto detto. La lente degli occhiali Out Of Bot 2+ è una lente fotocromatica, ma non nel senso tradizionale del termine. Rispetto alle lenti fotocromatiche classiche che si scuriscono o schiariscono avviando una reazione chimica interna quando vengono colpite dai raggi solari, l’attivazione degli occhiali Out Of Bot 2+ avviene elettronicamente (ma senza batteria), istantaneamente, in meno di un secondo.

Gli occhiali Out Of Bot 2+ hanno un piccolo pannello fotovoltaico sulla montatura, che sfrutta l’energia solare per alimentare un microchip e un filtro a cristalli liquidi. Il microchip stabilisce la corretta luminosità della lenta in base alla quantità di luce che lo colpisce, schiarendosi o scurendosi in meno di un secondo grazie al filtro a cristalli liquidi. Un grosso vantaggio per chi si trova a cambi repentini di luce-ombra in pochi istanti (basti pensare alla corsa in un bosco o quando si esce da un tunnel).
La velocità di regolazione rispetto a una lente fotocromatica classica è velocissima: meno di un secondo, contro “diversi” minuti. Ma non è solo la velocità a caratterizzare le lenti Out Of, anche la capacità del filtro di adattarsi ai diversi gradi di luce, che non è solo acceso o spento, ma di diverse gradazioni per regolarsi in modo ottimale alle diverse condizioni di luce intermedie. Cosa molto evidente soprattutto le prime volte cheli si usano, quando l’occhio è abituato ai modelli più classici e si accorge del repentino adattamento della lente, lasciando quasi stupiti.

Poi viene tutto il resto: un peso leggerissimo, soli 30 grammi, in linea con la maggior parte degli occhiali da corsa light presenti sul mercato, nonostante la forma a maschera molto ampia, cosa che apprezzo perché non permette al sole di infiltrarsi anche lateralmente e dare fastidio agli occhi. Oltre a garantire una buona aerazione che non li fa appannare. Nota importante, il nasello non è regolabile (le aste lo sono in base al modello scelto).
Unico neo (estetico) il pannellino fotovoltaico sopra la montatura, mimetizzato nella lente, che comunque regala una linea caratteristica a questi occhiali.
Se mi vedrete in giro di corsa nei prossimi mesi, probabile che li abbia sempre con me. Certo, il prezzo non è cosa da poco: gli occhiali Out Of Bot sono infatti disponibili, in quattro diverse colorazioni, a un prezzo decisamente impegnativo: 349 euro (359 euro nella versione con aste regolabili). Nessuno è perfetto…