Poco più di due anni fa l’intera nazione kenyana, patria di Kipchoge e di decina di altri campioni, aveva tremato all’idea che l’Athletics Integrity Unit (AIU), l’autorità antidoping internazionale, potesse sospendere tutti i suoi atleti a causa dello scandalo legato all’alta diffusione della pratica del doping nel Paese africano, quando nell’arco di un solo anno, il 40% degli atleti risultati positivi ai controlli era di origine kenyana. Azione poi non intrapresa anche grazie all’intervento dello stesso governo kenyano attivatosi per interrompere quella che stava imperversando nell’intero Paese come una “moda”.
Nelle ultime settimane è stato un altro lo scandalo che ha travolto nuovamente il Kenya, questa volta legato alla falsificazione dell’età dei suoi atleti. L’indagine è relativa ai Campionati Mondiali di Atletica Leggera Under 20 corsi lo scorso anno a Lima, in Perù, dove diversi atleti, tra i quali anche alcuni olimpici, avrebbero mentito sulla propria età anagrafica fornendo una documentazione falsa.
Uno scandalo, se tutto risultasse confermato, decisamente più preoccupante rispetto a quello del doping (ugualmente grave eticamente) perché non più relativo solo alle scelte di un singolo atleta, ma ad un sistema che andrebbe a coinvolgere diversi attori a più livelli.
L’indagine è attualmente guidata da Athletic Kenya (AK), prima a rivelare attraverso le dichiarazioni del Direttore del settore Gioventù e Sviluppo, Barnaba Korir, che “sono circa una trentina i casi di atleti individuati, che coinvolgono anche genitori, allenatori, insegnati, che ci hanno fornito indizi credibili e rivelazioni inquietanti”.
Propri in occasione dei Mondiali U20, World Athletics aveva stabilito regole severe, richiedendo che tutte le iscrizioni degli atleti partecipanti fossero effettuate entro il 30 giugno 2024 e le richieste di passaporto fatte entro il 7 luglio. Le indagini hanno però successivamente scoperto che molti certificati di nascita e passaporti sono stati modificati e falsificati per far risultare gli atleti più giovani di quanto in realtà fossero. A questo punto AK ha iniziato a collaborare con gli ufficiali dell’immigrazione e con l’anagrafe per verificare la veridicità di tutti i documenti.
“Prima che i passaporti vengano consegnati, dovrebbe sempre arrivare l’autorizzazione dell’anagrafe, cosa che nella maggior parte dei casi in cui questi documenti non avvenuto, e motivo per il quale risultano falsificati”, ha spiegato Korir.
AK, a questo punto, ha iniziato un’indagine contattando gli ospedali dove gli atleti sono nati per verificare i certificati di nascita. In seguito, diversi giovani hanno confessato di essere stati convinti a mentire da genitori, allenatori o insegnati.
Ora si attende che, a fine indagine, l’AIU e World Atheltics si pronuncino. Il Kenya, ma soprattutto gli atleti coinvolti, anche in vista dei prossimi impegni mondiali, sono nuovamente a rischio. “E’ una dura battaglia”, ha detto Jack Tuwey, presidente di Athletics Kenya. Ma come abbiamo già fatto, ci rimetteremo in gioco per sconfiggere anche questa piaga e mantenere alto il nome del nostro Paese nell’atletica mondiale.