E’ di qualche giorno fa la notizia di un runner sospeso per tre anni dalla federazione di atletica leggera, per aver ceduto il pettorale di gara alla propria figlia. Il fatto è accaduto in Cina (nuovamente!), precisamente alla maratona di Wuyuan.
Secondo quanto dichiarato, l’uomo si sarebbe iscritto regolarmente alla 42K cinese, correndo fino al 38° chilometro insieme alla figlia di 9 anni. A pochi chilometri dal traguardo, però, ha avuto qualche problema fisico e ha deciso di non proseguire la sua gara, ritirandosi. Prima di farlo, però, ha staccato il proprio pettorale facendolo indossare alla bambina, incoraggiandola a portare a termine la maratona in solitaria.
Sempre in base a quanto riportato dai media locali, i giudici avrebbero cercato di intervenire per bloccare la giovane atleta prima dell’arrivo, ma non riuscendo a farlo per l’intervento del padre che, giunto con altri mezzi, è riuscito nell’intento di farle completare la gara.
La squalifica al padre è giunta successivamente ai fatti. Il regolamento della federazione cinese (come anche quello di World Athletics) vieta, infatti, di cedere il proprio numero di pettorale a un altro runner, prima o durante la gara, e che solo i partecipanti accreditati con un’età minima di 18 anni possono partecipare alle competizioni agonistiche come la maratona. Il padre ha, evidentemente, violato entrambi i punti del regolamento.
Al di là della valutazione che per una bambina di 9 anni, seppur allenata, possa fare bene prepararsi e correre una intera maratona, cedere il pettorale senza informare l’organizzazione di una qualsiasi gara è un’azione che spesso molti runner compiono, senza pensare della gravità dell’atto e delle conseguenze a cui potrebbe portare.
Per chiarire con un esempio la portata del gesto, un parallelo potrebbe essere fatto con il cambio di targa di un auto immatricolata con una che invece non può circolare sulle strade…
Ma vediamo cosa dice, nel caso specifico, il regolamento Fidal (che fa riferimento a quello di World Athletics).
Cessione del pettorale: il divieto del regolamento Fidal (e World Athletics)
Partiamo innanzitutto dall’età della bambina: 9 anni. In Italia per partecipare a qualsiasi manifestazione agonistica non classificata come giovanile, l’età minima è di 20 anni, maratona compresa. Già questo è un punto da tenere in considerazione quando si parla di gare competitive e non.
Questo, invece, quello che dice espressamente il regolamento nazionale Fidal riguardo il pettorale di gara: “Il pettorale di gara è strettamente personale, non può essere manomesso né ridotto e non è cedibile ad alcuno, pena la squalifica”.
Il pettorale è come un documento personale, che identifica ogni singolo atleta, attesta la sua iscrizione alla manifestazione, gli permette di avere accesso al campo (o strada) di gara e lo riconosce come coperto da assicurazione per eventuali problematiche relative a sé e verso terzi. Ciò comporta che il non rispetto di questa regola, come la cessione o la manomissione di un pettorale, porta ad un illecito che può essere sanzionato dagli organi di giustizia (federali e non) con pene diverse, a seconda della gravità del fatto commesso.
Prima di prendere qualsiasi decisione, quindi, ricordatevi di controllare sempre cosa dice il regolamento di ogni manifestazione e della federazione, anche se non siete runner che pensano a un podio o che gareggiano per il risultato: l’accettazione di un regolamento prevede anche di conoscerne le conseguenze in caso di mancanza. Se non sapete, domandate… chiedere non costa niente. Sbagliare, invece, si.