Non è sempre facile riuscire a valutare una situazione senza lasciarsi influenzare dalle emozioni. Soprattutto quando si parla di maratona. E’ un po’ quello che è successo all’ultima edizione maratona di Reggio Emilia, probabilmente la 42 chilometri più epica degli ultimi tempi.
Sono i numero a parlare: 1.510 iscritti (dei quali solo circa 1.200 partenti), ma solo 646 arrivati, praticamente la metà di chi avrebbe voluto concludere il 2024 con un nuovo personal best sulla distanza regina. Tra di loro anche il nostro bomber, Andrea Soffientini, per l’ultima volta dell’anno in gara in maratona, ma questa volta in veste di pacer (come lo scorso anno a Pisa) per il suo compagno Roberto Patuzzo.
Se un anno fa, sotto il sole della Toscana, tutto era andato per il meglio con un nuovo personale per Roberto e un secondo e terzo posto assoluti, lo stesso non è successo a Reggio Emilia, colpita da un’ondata di pioggia, vento, neve e freddo che ha messo a dura prova la resistenza e anche la sicurezza di tutti i partecipanti.
“Sapevamo che non sarebbe stata la giornata ideale per correre la maratona perfetta, ma pensavamo solo in un po’ di freddo e un po’ di neve sopportabili – ha raccontato Andrea Soffientini post gara, al caldo nello studio della redazione – ma ci siamo accorti quasi subito che la situazione sarebbe stata ben peggiore di quello che ci si sarebbe potuti aspettare. E’ stata una gara davvero dura, al limite della resistenza. Mi spiace non essere riuscito a riprendere nulla con la telecamera, ma non sarei stato nemmeno in grado di accenderla per il freddo che abbiamo preso. Il peggio è arrivato a metà gara, circa al ventiduesimo chilometro, quando il vento contrario che ci ha accompagnato per tutto il percorso è diventato davvero gelido, con la neve che si ghiacciava”.
Andrea fa riferimento alla zona di Montecavolo, la più colpita dall’ondata di gelo, dove molti runner sono stati colpiti da un principio di ipotermia.
“Fin da subito avevamo capito che la situazione sarebbe stata difficile, così abbiamo optato per correre un po’ più piano di quanto avremmo dovuto – spiega ancora Andrea Soffientini -, circa 3’30” al chilometro invece dei 3’27” prestabiliti. Sembra un nulla, ma in quella condizioni posso garantire che ha fatto davvero la differenza. Non so se la scelta di gettare manicotti e guanti prima di uscire da Reggio Emilia sia stata intelligente o meno, sicuramente mi ha permesso di non avere troppi indumenti bagnati e gelati addosso. Ho cercato di coprire Roberto, in scia, ma abbiamo capito che non c’erano le condizioni per riuscire a realizzare i nostri obiettivi. Dopo aver valutato se ritirarci o meno e riprovarci dopo sette giorni nuovamente a Pisa, al ventottesimo chilometro ho avuto il via libera per portare a termine da solo la mia gara provando almeno a giocarmi le prime posizioni”.
Un po’ di ritiri e tanta determinazione hanno permesso ad Andrea di arrivare a podio, mentre Roberto ha concluso la sua gara quasi congelato, con un tempo ben al di sopra delle previsioni.
“Gli ultimi dieci chilometri sono stati addirittura quelli meno difficili – racconta sorridendo Andrea Soffientini – dato che, nonostante pioggia e vento non si fossero calmati, almeno il freddo tornando verso Reggio Emilia è diminuito. Parliamo comunque di 0°C. Alla fine sono riuscito a raggiungere un terzo posto assoluto in 2h35’12”, mentre Roberto si è piazzato al settimo posto con 2h43’31″”.
Una situazione difficile per tutti i partecipanti alla maratona di Reggio Emilia. Alcuni hanno avuto bisogno dell’intervento medico, nei punti predisposti dall’organizzazione, per principio di ipotermia, qualcuno ha chiamato amici e famigliari per farsi recuperare lungo il percorso, addirittura altri hanno suonato ai campanelli delle case chiedendo di poter stare un po’ al caldo. Cosa fare quindi quando le condizioni sono così proibitive?
“Una scelta può essere quella di ritirarsi e rimandare a una gara più vicina – spiega Andrea Soffientini -. Noi ci abbiamo pensato ma non l’abbiamo fatto, soprattutto perché per aspettare la scopa saremmo rimasti al freddo e al gelo nel mezzo della campagna emiliana. Se con il freddo coprirsi con indumenti più pesanti potrebbe essere una scelta corretta, quando si uniscono pioggia e vento ghiacciato la scelta diventa invece molto difficile. Un indumento bagnato, oltre a diventare pesante, raffredda anche il corpo, facendo il lavoro contrario rispetto a quello che dovrebbe. Motivo per il quale non mi sono pentito di aver tolto manicotti e guanti…”.