Quando presentiamo un nuovo paio di scarpe da running, parliamo spesso (anzi sempre) di drop, che possiamo semplicemente definire come il differenziale tra l’altezza della parte posteriore e anteriore di una calzatura (da corsa ma anche di qualsiasi altra tipologia).
Normalmente il range per le scarpe da running va da un massimo di 12 millimetri ad un minimo di 0. Nel primo estremo rientrano quelle calzature che hanno un approccio strutturale molto classico e tradizionale, come le Brooks Ghost o le Glycerin. Nel secondo caso fanno invece parte le calzature cosiddette “minimaliste” o “barefoot”, adatte a quei runner che ricercano un appoggio “naturale” del piede, mercato tradizionalmente coperto, ad esempio, da Altra con modelli come Escalante o Rivera.
Teoricamente, più il drop di una calzatura è alto, più favorisce un appoggio di tallone e più diventa protettivo, riducendo l’apporto dei muscoli flessori del polpaccio e l’allungamento del tendine d’Achille, aumentando la flessione dorsale della caviglia.
Un drop più basso, invece, aiuta un approccio di avampiede/mesopiede, aumentando il lavoro dei muscoli del polpaccio e la flessione plantare della caviglia, favorendo in questo caso anche una meccanica di corsa più efficiente e una velocità di passo più alta.
Il drop, quindi, è una variabile importante da considerare nella scelta di una scarpa da running, che può incidere su diverse caratteristiche di meccanica di corsa e dovrebbe essere considerato in base all’utilizzo che se ne vuole fare. Un’uscita di lento rigenerante, dove far riposare muscoli e tendini a un ritmo non sostenuto, potrebbe essere corsa utilizzando un modello con drop alto (di 8 o 10 millimetri). Per una gara veloce di 10 chilometri, corsa in spinta, in avampiede, meglio prediligere una scarpa con drop basso, anche di 4 millimetri. Un allenamento che comprenda variazioni di ritmo e di lunghezza media potrebbe invece prevedere una scarpa con drop medio, di 6 o 8 millimetri.
Il drop delle nuove scarpe da corsa
Scegliere il drop corretto in una scarpa da running in base al tipo di appoggio e all’utilizzo che se ne deve fare è quindi importante. Ma l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha portato a stravolgere un po’ tutte queste considerazioni. Oggi il drop non può più essere considerato una caratteristica indipendente nella scelta di una scarpa da corsa, ma deve essere sempre rapportato ad altri parametri che potrebbero significativamente cambiarne l’apporto.
Prendiamo come esempio le calzature “maxi” che sempre più spesso stanno comparendo all’interno di tutte le linee di prodotto dei brand produttori di scarpe da corsa. In questo specifico caso, il drop deve essere considerato sempre rapportato ad altre caratteristiche primarie di questa particolare tipologia di scarpe: l’altezza dell’intersuola (appunto maxi), i materiali che la compongono (più o meno ammortizzati e reattivi) e, non ultimo, il rocker (di cui abbiamo ampiamente parlato qui) che solitamente ne caratterizza la forma. Scarpe soprattutto destinate a runner non troppo veloci, per uscite tranquille, anche per runner di un certo peso, che classicamente avrebbero incorporato un drop di almeno 10-12mm, ma che in questi particolari modelli non è mai superiore ai 6mm, pur facendo sempre riferimento alla stessa tipologia di runner, di utilizzo e tipologia di appoggio.
Un altro esempio di come l’apporto del drop nell’utilizzo delle scarpe da corsa lo si può vedere nelle “super shoes”. Se, come abbiamo visto, fino a qualche anno fa le scarpe da gara prevedevano un profilo basso per favorire un appoggio dinamico e veloce, l’apporto di schiume con un ritorno di energia sempre maggiore e piastre più o meno rigide, ha portato a generare modelli racing con drop molto più alto dei 4 o 6mm tradizionali.
In definitiva, quando dovete scegliere un nuovo paio di scarpe da running, prestate sempre attenzione al drop che propongono, considerando il modo in cui correte e l’utilizzo per il quale le state acquistando. Ma ricordate sempre anche di valutare la tipologia di scarpa che avete tra le mani e le principali tecnologie che la caratterizzano.