Se avete seguito i Giochi Olimpici di Parigi e in particolar modo la maratona, avrete sicuramente visto la disavventura di Eliud Kipchoge, partito per vincere l’ennesima medaglia d’oro alla sua terza Olimpiade, ma terminata purtroppo precocemente intorno al trentaduesimo chilometro.
I più attenti avranno anche sicuramente fatto caso a una particolarità (oltre alla fascia refrigerante indossata dal campione keniano e da molti altri atleti del gruppo NN Running Team): Kipchoge ha corso la maratona olimpica indossando un paio di Nike Alphafly 2 e non l’ultimo modello di Nike Alphafly 3.
Altra cosa strana è la colorazione del modello di Eliud Kipchoge. La stessa dell’Electric Pack di Nike, linea creata appositamente per i Giochi Olimpici francesi, caratterizzata da una stampa animalier nera su sfondo arancione. 55 i modelli di calzature previsti da Nike per le differenti discipline olimpiche, dei quali una decina dedicati al running, ma tra i quali non è presente (almeno in vendita al pubblico) l’Alphafly 2 indossata da Kipchoge. Ma se sei Eliud Kipchoge… (Michael “Air” Jordan docet).
Che si trattasse veramente della Nike Alphafly 2, la stessa indossata da Kipchoge nel 2022 alla maratona di Berlino, quando ha realizzato l’allora primato mondiale in 2h01’09”, è stato chiaro a tutti anche grazie ai post e ai video che in questi ultimi giorni post-Olimpiadi stanno riempiendo il web e che riguardano un ragazzo italiano in vacanza a Parigi, Andrea Castelnovo, riuscito a farsi regalare da Kipchoge proprio una di quelle due scarpe.
Ma perché Eliud Kipchoge, uno dei più grandi maratoneti di tutti i tempi, ha deciso di correre la maratona dei Giochi Olimpici calzando un modello “vecchio” di super scarpe, rispetto alle nuovissime Nike Alphafly 3 che tutti vorrebbero avere ai piedi?
La risposta più semplice è quella che si dà ad ogni runner che chiede un consiglio per acquistare un nuovo modello di scarpe da corsa: non esiste una scarpa migliore di un’altra, ma la scarpa migliore per sé, che si adatta meglio alla postura, alla tipologia di appoggio, al ritmo, alla conformazione del piede. E questo Kipchoge lo sa bene…
NikeAlphafly Next% 2
Nike Alphafly Next% 2 è una scarpa veloce adatta alle gare, che può essere anche utilizzata per gli allenamenti di qualità, con intersuola in ZoomX. Ha un'altezza al tallone 40mm e all'avampiede di...
Sicuramente un affetto particolare per le Nike Alphafly 2 Kipchoge lo ha: dopo tutto sono le scarpe che gli hanno permesso di realizzare un record del mondo e scrivere ancora una volta un pezzo di storia dell’atletica. Una scarpa, come il prototipo di Alphafly Next% utilizzata per infrangere il muro delle due ore, che è stata sviluppata da Nike con quell’obbiettivo e progettata intorno al piede dell’uomo che l’avrebbe dovuta portare alla gloria. Normale, quindi, che Kipchoge l’abbia scelta come sua fidata partner per affrontare una sfida come quella di Parigi.
Scelta ancor più valida, pensando a quello che Nike ha voluto fare introducendo sul mercato il nuovo modello di Alphafly 3 (di cui parleremo anche su The Running Club in uno dei prossimi video-articoli): creare una scarpa racing meno estrema, più democratica e più vicina alle reali necessità dei runner di tutto il mondo.
Nike Alphafly 2 vs Nike Alphafly 3
Le differenze tra Alphafly 2 e Alphafly 3 sono praticamente tutte racchiuse nella zona inferiore della scarpa. Entrambi i modelli utilizzano lo stesso doppio strato di schiuma ZoomX ad alta densità, la stessa piastra in fibra di carbonio Flyplate e gli stessi Zoom Air Pods nell’avampiede, ma con conformazioni leggermente differenti, che premiano caratteristiche diverse in base al runner che le indossa.
NikeAlphafly 3
Nike Alphafly 3 ha un'intersuola in ZoomX e una piastra in Carbonio. È una scarpa veloce adatta alle gare, che può essere anche utilizzata per gli allenamenti di qualità. Ha un'altezza al tallone 4...
Nike Alphafly 2 ha un’intersuola disaccoppiata, più flessibile, che premia maggiormente la corsa in avampiede, sempre in spinta, con un grande apporto degli inserti Zoom Air che aiutano nella reattività e un grande ritorno di energia.
Nike Alphafly 3 ha una base più ampia e risulta un po’ più stabile, la mescola è un po’ meno densa e più leggera di qualche grammo, gli Air Pods sono resi reattivi da uno spazio maggiore e, grazie alla conformazione dell’intersuola in pezzo unico, permette un appoggio e una spinta migliore a quei runner che corrono prevalentemente di mesopiede (o che addirittura tallonano).
Kipchoge ha sicuramente valutato quale fosse la scarpa più adatta alle sue caratteristiche, a quelle del percorso di gara, al suo stato di forma e all’obbiettivo che voleva raggiungere. Poi, sappiamo bene, che la maratona è sempre un viaggio verso l’ignoto e non sono solo le scarpe a fare la differenza, ma i piedi di chi sa farle volare.
E poi c’è sempre l’eccezione che conferma la regola: Kelvin Kiptum ha stabilito il nuovo record mondiale della maratona con lo stratosferico tempo di 2h00’35” alla maratona di Chicago indossando un paio di Nike Alphafly 3. Sifan Hassan ha vinto la maratona olimpica, come anche il suo debutto sui 42K a Londra e la successiva a Chicago, indossando un paio di Nike Alphafly 3. Lo stesso Eliud Kipchoge ha trionfato per la quinta volta alla maratona di Berlino indossando un paio di Nike Alphafly 3.