Se le scarpe da gara per le corse su strada negli ultimi hanno fatto dei miglioramenti incredibili grazie all’utilizzo di super mescole e piastre in fibra di carbonio dalle forme più svariate, anche le chiodate dedicate a pista (e campestri) non sono state da meno. Soprattutto negli ultimi tre anni, l’attenzione dei principali brand presenti sul mercato si è focalizzata su questa tipologia di calzature, impiegando tempo e risorse per permette anche agli atleti del tartan di sfruttare i benefici delle super tecnologie.
Una ricetta tutto sommato semplice e intuitiva: una piastra a tutta lunghezza e una doppia mescola premium nell’intersuola. Così ha fatto per prima Nike, con la capostipite Dragonfly, seguita poi da tutti gli altri brand.
Hoka, con Cielo Flyx, ha però fatto un passo in più (scelta che speravo, prima o poi, potesse essere fatta da qualche brand alla ricerca di un modello per differenziarsi dagli altri). Infatti, ha aumentato lo spessore dell’intersuola, spostandolo dai canonici 20mm di quasi tutte le scarpe chiodate, alzandolo fino al massimo consentito dai regolamenti di World Athletics: 25mm. Purtroppo ad ottobre 2024 entreranno in vigore una nuova serie di restrizioni che diminuiranno il massimo a 20mm anche per il mezzofondo prolungato, per cui non potranno essere più utilizzate in gare ufficiali, ma resteranno comunque un buono strumento per gli allenamenti in pista
Hoka Cielo FlyX: caratteristiche tecniche
Cielo FlyX è la chiodata per la pista top di gamma di Hoka, ed è anche il modello che ha permesso a Pietro Arese di conquistare la medaglia di bronzo nei 1500 metri agli ultimi Campionati Europei di Roma. Una scarpa che ha tutti gli ingredienti per essere un modello vincente: sa essere veloce (molto veloce), protettiva grazie alla sua ampia intersuola, ma soprattutto, come tutte le più classiche super shoes, è in grado di far risparmiare energia da sfruttare nel finale di gara.
Il battistrada di Hoka Cielo FlyX è diviso in due: nella parte anteriore un piatto molto ampio, in gomma molto resistente, ricoperto da una trama di mini-chiodi e l’alloggiamento per sei chiodi intercambiabili; nella parte posteriore due inserti in plastica dura proteggere i punti di impatto da un consumo eccessivo. La parte mediale, invece, è libera, con intersuola a vista.
L’intersuola ha un’altezza massima nel tallone di 25mm. E’ costituita interamente da una mescola morbida leggera e reattiva in Peba, all’interno della quale è affogata parte della piastra.
La tomaia risulta molto robusta, con dei fori ovali di aerazione nella zona anteriore che la rendono molto traspirante. Nonostante la calzata sia molto avvolgente, la vestibilità non ne ha risentito, permettendo di utilizzare la taglia che abitualmente si sceglie per le chiodate.
Hoka ha studiato la Cielo FlyX anche nei più piccoli particolari, per renderla più resistente e confortevole. La zona superiore della scarpa, a partire dalla copertura degli occhielli fino ad arrivare alla parte posteriore, è stata rinforzata con un mesh sintetico esterno, mentre la parte interna è stata ricoperta con un materiale più morbido (tipo velluto, come la linguetta), imbottito con schiuma intorno al malleolo.
Nel mio piccolo l’ho potuta utilizzare in due occasioni: un 5000m durante i challenge di Brescia e un 1500m a Legnano (premetto che in nessuno dei due eventi ero adeguatamente preparato). Le sensazioni che ho ricercato nelle Hoka Cielo FlyX in entrambe le gare sono state di spinta naturale in avampiede e capacità di far risparmiare energia, per il finale di gara. A posteriori posso dire che sono un modello adatto soprattutto ai veri pistard (come Pietro Arese), meno democratica rispetto alle Dragonfly di Nike che, nella corsa, ricordano molto di più una scarpa da strada.
Al contrario di quel che avviene con le Dragonfly o le Adidas Avanti o le On Cloudspike, infatti, in Hoka Cielo FlyX l’appoggio è decisamente più spostato in avanti (nella zona dei metatarsi), con il rocker anteriore che aiuta a concludere il gesto di spinta sfruttando la presenza dei chiodi.
Se anche per me nel 1500m tutto sommato è stato possibile spingerle al massimo delle mie possibilità, nei 5000m invece dopo il primo miglio ho sentito la mancanza di un seppur minimo sostegno posteriore.
Un’altra cosa con la quale non mi sono trovato è stata la disposizione dei primi due chiodi, che creano una sorta di “buco” con i successivi.
Due caratteristiche che le rendono scarpe adatte soprattutto a quei mezzofondisti evoluti che hanno una biomeccanica di corsa e di appoggio perfetta e che sono in grado di spingerle dall’inizio alla fine della gara.
Il prezzo è di 180 euro, stesso prezzo delle nuove Adidas Avanti e un po’ di più delle Nike Dragonfly e delle On Cloudspike.
A chi consiglio le Hoka Cielo FlyX: ad atleti con una meccanica di corsa efficiente e che devono correre al massimo gare di 3000 metri.