Ci sono gare iconiche, nel panorama del podismo italiano, che andrebbero corse almeno una volta nella vita, come la 100 Km del Passatore, tra Toscana ed Emilia, o il pluripremiato Giro di Castelbuono, in Sicilia. Un gradino del podio dovrebbe sicuramente occuparlo anche la Monza-Resegone, classica corsa della Brianza che proprio quest’anno compie 100 anni.
Una gara diversa, strana, dura, affascinante, unica nel suo genere. Si corre tra asfalto e sentieri, partendo del centro di Monza, fino ad arrivare a quota 1773 m slm al traguardo di Capanna Alpinisti Monzesi, sul Resegone, la montagna dei milanesi. 43 chilometri (e spiccioli) con un dislivello positivo di oltre 1100 metri, da correre di notte in team composti da tre atleti, in una particolare formula a cronometro.
Cos’è la Monza-Resegone
La prima volta è stata il 9 ottobre 1924, lungo un percorso molto simile a quello che si corre ancora oggi. Si chiamava “Marcia Turistica Autunnale”, organizzata dalla Società Alpinisti Monzesi e in origine si correva (o meglio, si marciava) in squadre composte da quattro atleti. Solo tre edizioni, poi riprese dal 1947 al 1955 e, successivamente con la nuova formula, di corsa e a terzetti, dal 1973 fino ad oggi (fatta eccezione per il biennio pandemico).
Cos’ha di diverso la Monza-Resegone da qualsiasi altra corsa è presto detto.
È una sfida. Si corre di notte, partendo con il caldo della prima sera di inizio estate e si arriva col freddo e l’umidità della montagna. Si corre al buio, percorrendo un lungo rettilineo che compone i primi 32 chilometri prima di inoltrarsi lungo la valle e i sentieri che portano al Resegone. Asfalto che di colpo si trasforma in sterrato, pianura che diventa a poco a poco salita, sera che scivola nella notte.
È una maratona. Lunga e imprevedibile, una gara che non perdona. Qui, il trentaduesimo chilometro è davvero il momento in cui la gara inizia e chi ha sbagliato strategia, chi ha osato troppo, non arriverà mai al traguardo.
È squadra. Si parte in tre, si corre in tre, si arriva in tre. Un lungo viaggio da condividere, in cui i problemi del compagno diventano i propri, in cui incoraggiarsi nei momenti di difficoltà non è un’opzione, in cui uno sguardo può cambiare le sorti della gara. Una corsa capace di unire più di quando si è partiti, ma anche in grado di rompere legami che si pensavano indissolubili.
Il percorso della Monza-Resegone
Io l’ho corsa tre volte, le prime due con un team completamente maschile, l’ultima in squadra mista. Buona la prima e l’ultima, entrambe corse in quattro ore, durante la seconda il nostro team si è fermato a Erve, dove inizia la gara vera.
La prima parte di gara, tutta su asfalto, è in leggera e costante salita, dove si dovrebbe mantenere un ritmo 10 secondi più lento rispetto a quello di una maratona. Si parte dall’Arengario, nel centro di Monza, un team ogni 20 secondi, in un bagno di folla. Arrivati a Calco, appena dopo Merate, la strada scende leggermente, diventando quasi pianeggiante fino al 32km di Calolziocorte. Qui inizia la gara vera: il tracciato si inerpica, prima sempre su asfalto, poi arrivati ad Erve, al 36km, su sterrato.
Il tratto più duro, dove è necessario arrampicarsi, è qualche chilometro più su, al Pra’ di Ratt: un vero tracciato di montagna, un vero muro per il maratoneta. Poi, un lungo sentiero nel bosco che porta finalmente alla Capanna.
Normalmente la Monza-Resegone si corre insieme, in team di tre runner. La grande novità di questa 62° edizione del centenario è quella di poterla invece correre, sempre in team, ma a staffetta, dividendo il percorso originale in tre frazioni: da Monza a Osnago (15,3km), da Osnago a Olginate (15,7km) e da Olginate al Rifugio Capanna Alpinisti Monzesi (12,2km).
Saranno più di 900 i runner al via: 215 squadre (645 atleti) per la gara classica, 101 squadre (303 atleti) per la staffetta. E tra di loro anche il team The Running Club, capitanato dal nostro bomber Andrea Soffientini.
Il team The Running Club alla Monza-Resegone 2024: la parola ad Andrea
La nostra squadra sarà composta da me – racconta Andrea – Roberto Patuzzo e Davide Perego. La correremo al massimo con l’obiettivo di arrivare sani e salvi alla Capanna e provando a vincerla. Partiremo da Monza a un passo tra i 3’40” e i 3’50” al chilometro, provando a mantenerlo fino a Calolziocorte per risparmiare un po’ di energia. Lì, dopo il cambio maglia, doveroso visto il calo di temperatura che ci sarà nei chilometri successivi, andremo più a sensazione. Il tracciato si complica, con un dislivello di circa 350 metri in soli 4,5km, tra scalinate e tornanti. Arrivati ad Erve, dopo il ponticello che immette sul sentiero, attraverseremo l’”inferno” cercando di fare il meglio che possiamo, arrampicandoci sul Pra’ di Ratt e corricchiando nei pezzi più corribili.
Ho deciso che correrò con le On Cloudboom Echo 3, perché tra le scarpe da gara sono quelle che mi danno più sicurezza, sia su asfalto che sentiero, oltre ad essere molto stabile ed aver e un buon grip. Se non cambieranno idea, invece, i miei due compagni utilizzeranno Nike Alphafly (Roberto) e Hoka Rocket X2 (Davide).
Come preparazione alla gara, cercherò innanzitutto di dormire più che posso al mattino, dato che partiremo intorno alle 22.15. Colazione importante a baso di carboidrati, poche proteine per paura di non digerirle, e un secondo carico di carboidrati di 100-150 grammi di pasta a metà pomeriggio. Prima della partenza assumerò la classica gelatina che utilizzo in tutte le gare. Mentre in gara, per prevenire caldo e disidratazione, ho previsto di bere ogni 5 chilometri un mix di acqua e maltodestrine insieme a un gel.