Fate attenzione se avete intenzione di provare a calzare un paio di Hoka Skyward X perché… crea dipendenza. Certo, vi deve piacere correre, sudare, macinare chilometri, ma Skyward X ve lo farà solo fare in un modo migliore.
Skyward X è la super-trainer “illegale” che Hoka ha pensato per tutti quei runner che amano correre ricercando una sensazione di volo, di leggerezza, di sospensione. Ricalca in parte il design dei primi modelli Hoka One One (come si chiamava allora) di inizio duemila, con una suola decisamente maxi che in questo particolare caso arriva a sfiorare i 50 centimetri di altezza, che alla vista (e ai piedi) sembrano molti di più. Ma non solo… al suo interno presenta anche una piastra in fibra di carbonio, in grado di regalare stabilità (tanta), aiutata dall’estremo rocker, molto pronunciato soprattutto nella parte anteriore.
Non è la prima super-trainer che proviamo. Personalmente, oltre alla Adidas Adizero Prime X2 Strung presentata qualche settimana fa, già lo scorso anno avevo apprezzato la New Balance SC Trainer v2. Se devo sintetizzare queste nuove Hoka Skyward X, potrei dire che sono una via di mezzo proprio tra questi altri due modelli: morbida e reattiva come la NB SC Trainer, ma non così estrema; piacevole e scorrevole come la Prime X2, ma molto meno spinta.
L’ho utilizzata per i nostri canonici 150 chilometri di corsa prima della recensione, utilizzandola sia su asfalto, in strada, che su sentieri sterrati di campagna. Principalmente l’ho testata su strade asciutte con sole e caldo, ma le ho anche indossate durante la bomba d’acqua che ha investito la zona della Martesana, correndo (o meglio nuotando!) con acqua fino alle caviglie. Oltre che nelle quotidiane uscite di corsa lenta, medi, fartlek e tempo run, le ho potute provare anche durante un lungo di oltre trenta chilometri, con ritmi compresi tra i 3’50” e i 5 minuti al chilometro. Vediamole, come sempre, nel dettaglio.
Battistrada: 6,5
Il battistrada è stato per qualche anno un po’ il tallone d’Achille di Hoka, che però con gli ultimi modelli sembra aver trovato una soluzione che permette ai propri modelli di durare un po’ più a lungo e avere un grip migliore.
In Skyward X l’intersuola è ricoperta da uno strato di gomma spessa circa 3mm, abbastanza morbida, che permette una discreta tenuta di strada sull’asciutto, ma che tende leggermente a mollare sul bagnato. Il consumo dopo 150km non è stato eccessivo, e solamente nei punti di maggior contatto con il suolo, nella zona posteriore e in quella in punta. Da segnalare un piccolo consumo della schiuma di cui è composta l’intersuola nella zona interna del tallone, dovuta alla sua estrema morbidezza ed espansione.
Attenzione se correte su sterrati dove sono presenti sassi di dimensioni medie che potrebbero incastrarsi nella fessura dello spazio mediale del piede (dove si intravede la piastra).
Intersuola: 9
L’intersuola è decisamente alta: 48mm nel tallone e 43mm nell’avampiede per un drop complessivo di 5mm. È composta da un doppio strato di schiuma EVA e PEBA. In quello inferiore, caratterizzato nel mio modello da una colorazione bianca con strisce rosse e blu laterali, troviamo la mescola in EVA, più densa e solida, con uno spessore maggiore nel mesopiede che fornisce maggior supporto e stabilità; in quello superiore, lo strato in PEBA, caratterizzato dal colore rosso, molto morbido e reattivo, concentrato maggiormente nella zona tallonare e dell’avampiede, è stata introdotta invece la tecnologia Active Foot Frame, che permette un movimento fluido e garantisce ammortizzazione e ritorno di energia.
Tra i due strati è stata inserita una struttura convessa a forma di “doppia H” in fibra di carbonio, che aiuta a stabilizzare la scarpa senza renderla troppo rigida: le due fasce laterali non lasciano cedere il piede esternamente o internamente, mentre la doppia fascia centrale ridotta permette al piede di lavorare naturalmente in tutte le direzioni senza costrizioni. Ma sempre coadiuvato dalla struttura in carbonio. Struttura che ha un elemento concavo nella zona tallonare esterna per aiutare ulteriormente nella stabilità.
A completare questo complicato sistema di ammortizzazione e propulsione il MetaRocker, molto accentuato nella zona anteriore, un sistema progettato per garantire anche in questo caso un movimento sempre più naturale del piede e permettere un’andatura più fluida.
L’effetto qual è? Quello di avere al piede una scarpa che aiuta a correre e a sostenere la corsa a qualsiasi andatura. Se con le Prime X2 l’effetto era quello di essere proiettati in avanti per una corsa prevalentemente di avampiede, con Skyward X questo effetto è molto meno spinto. È più un modello che si adatta alla tipologia di corsa che si vuole affrontare, piuttosto che invogliare ad aumentare il ritmo: morbido e rigenerante per le corse più lente, ma anche reattivo quando si cerca di alzare un po’ il ritmo, come se si attivassero caratteristiche diverse della scarpa in funzione delle necessità dell’allenamento.
Ma soprattutto Hoka Skyward X è una scarpa che non ci si vorrebbe mai togliere dai piedi, anche dopo tanti chilometri. Piacevole tanto al piede quanto alle gambe, in tutta l’azione di corsa.
Tomaia: 7,5
La tomaia è in tessuto piatto, strutturato in zone per garantire resistenza nei punti più sottoposti ad usura e fornire una calzata ancora più confortevole e sicura: un puntale semirigido in quella anteriore, una trama che segue il movimento di spinta del piede e una copertura in TPU sul tallone.
La trama è molto spessa, ma non mi ha mai dato particolari problemi di traspirabilità. Anzi, correndo durante il temporale (o meglio chiamarlo diluvio) si è impregnata senza trattenere la pioggia e asciugandosi poi anche abbastanza rapidamente solo lasciandola all’aria aperta.
Upper: 6,5
Niente di particolare in stringhe e linguetta: le prime standard, rettangolari e piatte; la seconda, imbottita (ma non troppo) e senza struttura per il fissaggio laterale. La zona dell’allacciatura presenta un rinforzo gommato intorno a tutti gli occhielli e ha due fasce laterali interne, nella zona centrale del collo, che aiutano il piede a rimanere saldo alla struttura della scarpa senza essere costretto dalla totalità della tomaia.
Piccolo focus invece sulla conchiglia tallonare, come già detto ricoperta esternamente da una struttura in TPU: risulta decisamente rigida e contribuisce a mantenere il piede ben saldo alla scarpa anche nella zona tallonare, senza cedere ne esternamente ne internamente.
Peso: 6,5
Il peso naturalmente è da scarpa maxi: 328 grammi nella mia taglia 10,5US (320 i grammi dichiarati da Hoka nella taglia US10 da uomo e 261 grammi nella US8 da donna), ma che non si sentono, soprattutto al piede, anzi. Per riprova, le ho soppesate insieme alla Prime X2 e sorprendentemente la sensazione è stata completamente diversa: nelle Hoka Skyward X il peso è ridistribuito su tutta la scarpa, non principalmente nella parte inferiore, e la percezione nella calzata come nell’azione di corsa è di indossare una calzatura molto più leggera (percezione probabilmente accentuata anche dall’estrema morbidezza dell’intersuola).
Comfort: 9
Quando si dice effetto “wow”. Forse non il top per chi ama io modelli più rigidi, ma quando si indossano le Skyward X non le si vorrebbero togliere più (anche per quei 5 centimetri di altezza in più che regalano). Piacevoli al piede per la loro morbidezza, comode nella fluidità del passo anche grazie al rocker molto spinto nella parte anteriore, spaziose il giusto nella zona anteriore dove le dita stanno comode senza perdere presa sulla scarpa.
La scelta di non utilizzare una piastra “piena” a tutta pianta è probabilmente il segreto che contraddistingue Skyward X, rendendola una super shoe più comoda e meno estrema.
Ritorno di energia: 8
In questo specifico caso, il ritorno di energia lo si nota sulla distanza, più che sulla velocità. Non una scarpa per correre veloce (d’altronde gli oltre 300 grammi di peso si farebbero sentire), ma per correre bene e a lungo. Nonostante non mi allenassi oltre i 30 chilometri da circa 5 mesi, non ho avuto alcun problema di tenuta, con un sostegno della scarpa decisamente incisivo soprattutto nella parte finale della mia uscita.
Senza dimenticare che, comunque, quando si vuole spingere un po’ ed alzare i ritmi di corsa, Skyward X accompagnano gambe e piedi nella spinta in modo immediato.
Durata massima stimata: 8
Con uno spessore dell’intersuola di quasi 5 centimetri è impossibile dare un voto inferiore all’8. In questo caso, il mezzo punto in più è per la grande reattività e morbidezza che sembra quasi poter non finire mai. Un modello che può tranquillamente arrivare agli 800km di strada, ma che è in grado, se trattato con cura, di andare anche ben oltre i mille: “Verso l’infinito e oltre”, come detto in apertura. L’unica criticità potrebbe essere data dall’usura del battistrada.
Rapporto qualità/prezzo: 7,5
Prezzo di listino 225 euro. Tanto? Si. Ma non per una super scarpa con mescola premium e piastra in fibra di carbonio. Vale il discorso già fatto in precedenza con le Adizero Prime X2: ci troviamo di fronte a un modello capace di durare più del doppio (se non il triplo) rispetto ad una scarpa da gara e con prestazioni decisamente premium rispetto a una classica daily trainer pensata per le lunghe distanze. Investire o non investire? Questo è il problema…
Voto finale: 7,6
Hoka Skyward X è una scarpa immediata, che si capisce non appena si mette ai piedi. Morbida e rilassante per le uscite più tranquille e di recupero, reattiva e scorrevole quando si ha voglia di aumentare il ritmo. Ma sempre capace di aiutare le gambe, soprattutto quando i chilometri aumentano e le distanze si allungano. Per correre, senza fermarsi mai…
Rientra nella categoria delle super trainer “illegali”, caratterizzata da una doppia mescola molto spessa di quasi cinquanta millimetri e dalla presenza di una piastra in fibra di carbonio dalla forma particolare, che aiuta a mantenere la stabilità necessaria per un’azione di corsa corretta, ma senza perdere la naturalità dell’appoggio.
A chi la consiglio: sicuramente a tutti gli amanti delle lunghe distanze, maratona ma anche ultra, che sono alla ricerca di una scarpa che li accompagni durante le uscite più impegnative, a tutti i ritmi di corsa, dai lenti ai lunghi variati, anche a lavori di qualità non troppo spinti.
Naturalmente, vista la loro struttura, sono adatte anche a runner pesanti, oltre i 95kg, ma con appoggio neutro, anche tallonatori, che ne possono sfruttare la dinamicità regalata dal rocker molto accentuato e la grande capacità di ammortizzazione. La presenza della piastra in carbonio è un elemento fondamentale anche in questo senso, dato che è in grado di restituire una buona stabilità anche grazie alla particolare forma 3D nella zona tallonare.