Ce lo aveva promesso e lo ha fatto: dopo essersi preso il primato italiano dei 1500 (3’32″13), Pietro Arese è passato allo step successivo, conquistando la sua prima medaglia internazionale ai Campionati Europei di Atletica Leggera di Roma 2024, quella di bronzo.
Una medaglia voluta, studiata, sudata. Aveva gli “occhi della tigre” Pietro Arese sulla linea di partenza, lo sguardo di quello che sa cosa vuole e sa come ottenerlo. Dopo lo sparo lascia sfogare gli avversari che si accapigliano per le prime posizioni e rimane sfilato, in fondo al gruppo, solo qualche posizione rispetto al re del mezzofondo veloce, quell’Ingebrigtsen che fa gara a sé. E Pietro lo cerca, lo scruta, lo aspetta.
Già prima della fine dei primi due giri, il norvegese decide di prendere la testa della corsa e Pietro lo segue. Lo tallona da vicino, rimanendo però incastrato nel centro del gruppo, alla corda. Sgomita, cerca di allargarsi senza perdere metri dai primi e, a seicento metri dalla fine, riesce a divincolarsi. Aumenta il ritmo in seconda corsia, esterno, pagando i metri in più in curva, ma quando si avvicina all’ultima è lì davanti, con i primi a giocarsi una medaglia.
Jacob Ingebrigtsen allunga, ma Pietro Arese non è da meno. Soffre, ma le gambe non lo tradiscono e resiste alla morsa dei due belgi che lo accerchiano, uno a destra e uno a sinistra. Si lancia sul traguardo, si sbilancia, cade, ma si rialza con una medaglia al collo, quella di bronzo.
3’33″34 il crono finale allo Stadio Olimpico di Roma e 23esima medaglia per la nazionale azzurra. Oro al norvegese Jacob Ingebrigtsen (3’31″95) e argento al belga Jochem Vermeulen (3’33″30).