Che ci fosse qualcosa di strano nel mondo di Eliud Kipchoge lo si era notato subito durante la sua ultima maratona di Tokyo. Lo avevamo sottolineato: quel 2h06’50” e il decimo posto assoluto (peggior piazzamento della sua carriera nei 42 chilometri) non erano solo frutto di una condizione non ottimale o dell’età, ma avevano radici ben più profonde, da ricercare in quanto successo qualche settimana prima (e nei giorni seguenti). Qualcosa che non aveva logorato il suo fisico (o almeno non solo), ma soprattutto la sua mente: la morte di Kelvin Kiptum. Nei giorni scorsi Kipchoge ne ha parlato per la prima volta ai microfoni della BBC dopo quel tragico incidente avvenuto lo scorso febbraio in Kenya.
Kipchoge è apparso molto provato e ha confessato di aver vissuto un momento molto difficile. L’incidente, infatti, ha avuto un riflesso decisamente drastico e inaspettato anche su di lui, per via delle accuse di molti haters che lo ritengono coinvolto direttamente nella morte del primatista mondiale di maratona, titolo soffiato proprio a Kipchoge lo scorso anno alla maratona di Chicago, quando aveva fermato il cronometro con l’incredibile tempo di 2 ore e 35 secondi.
“Ho subito delle violente molestie via social da molte persone che mi ritengono diretto responsabile di quanto avvenuto a Kiptum”, ha confessato Kipchoge. Dopo la diffusione della notizia, in molti hanno iniziato a minacciare lui e la sua famiglia, promettendo che avrebbero bruciato le sue proprietà, il campo di allenamento, la sua casa, che avrebbero fatto del male perfino i suoi cari. “Ho immediatamente contattato i miei famigliari e tutte le persone a me più vicine, preoccupato per la loro sicurezza. Avevo davvero paura che i miei figli andassero e tornassero da scuola da soli. Spesso ci vanno in biciletta ed ho dovuto vietarglielo, facendoli accompagnare al mattino e andandoli a prendere alla sera”.
Ma non sono stati solo i social haters il problema. Anche alcuni amici e compagni di allenamento di Kipchoge si sono convinti che fosse veramente implicato nella morte di Kiptum. “La cosa più dolorosa è stato vedere che insulti e incriminazioni arrivassero anche da persone a me vicine, dalla mi stessa gente, dai miei compagni di allenamento. E questa cosa mi ha davvero fatto molto male”.
Come già detto, anche la sua prestazione alla maratona di Tokyo di inizio marzo è stata influenzata dalle conseguenze per la morte di Kiptum. “Sono stati giorni devastanti per me, la mia peggior prestazione in assoluto. Quando ero in Giappone non ho dormito per tre giorni”.
Per la cronaca, tutte le affermazioni secondo cui Eliud Kipchoge sarebbe coinvolto o avrebbe causato in qualche maniera la morte del giovane Kelvin Kiptum sono infondate. L’autopsia e i rapporti della polizia hanno rivelato che Kiptum, insieme al suo allenatore, è deceduto per le conseguenze dovute a gravi ferite alla testa, subite dopo aver perso il controllo dell’auto, uscendo di strada e andando a sbattere contro un albero, prima di fermarsi in un fosso a sessanta metri di distanza. Nonostante ci siano state indagini verso terzi, dopo la testimonianza rilasciate del padre di Kiptum, le autorità non hanno mai accusato ufficialmente nessuno per quanto accaduto.