Un recente studio internazionale, Global State of Mind, commissionato da Asics, che ha coinvolto oltre 26mila persone in 22 Paesi di tutto il mondo, evidenzia lo stretto legame positivo che esiste tra sport e benessere mentale, oltre alla correlazione tra l’essere fisicamente attivi durante l’adolescenza e il conseguente beneficio in età adulta. E chi ha praticato atletica leggera, lo sa bene…
Purtroppo però il risultato della ricerca relativa all’Italia, sul rapporto mente/sport, non ha dato risultati confortanti. Il Bel Paese, infatti, risulta solo 20° (su 22) in questa particolare classifica con un punteggio di 59/100, sei punti in meno rispetto alla media mondiale di 65/100. Un risultato che va controcorrente rispetto al numero degli italiani che svolge regolarmente attività fisica, il 59%, contro la media mondiale del 56%.
Il punteggio di State of Mind è calcolato sulla base di punteggi medi cumulativi di dieci tratti
cognitivi ed emotivi: positivo, contenuto, rilassato, concentrato, composto, resiliente, fiducioso, attento, calmo,
energico.
Il dato più interessante rilevato dalla ricerca è la dimostrazione che essere fisicamente attivi durante l’adolescenza ha un impatto diretto sul benessere mentale “da grandi”. Chi ha praticato esercizio
fisico da giovane ha infatti riportato livelli di attività e punteggi dello State of Mind più elevati in età adulta.
I risultati indicano che rimanere attivi da adolescenti è fondamentale per instaurare buone abitudini sportive che dureranno fino all’età adulta e avranno un impatto positivo sul benessere mentale, oltre che sulla propria salute.
Lo studio ha rilevato che l’età critica in cui si tende ad abbandonare l’attività fisica è, chiaramente, quella tra i 15 e i 17 anni, il pieno dell’adolescenza. In Italia, chi ha praticato regolarmente attività fisica in questa fascia d’età ha avuto un punteggio medio di 61/100 in età adulta, mentre chi lo ha fatto meno o ha abbandonato lo sport ha ottenuto 54/100. Non a caso per ogni anno in più in cui un adolescente si è dedicato all’esercizio fisico
regolarmente, si sono anche rilevati punteggi di State of Mind in età adulta più elevati.
Quello che oggi preoccupa maggiormente è il divario generazionale nello sport: i più giovani sono sempre meno attivi. In Italia, un terzo (33%) della Silent Generation (gli anziani con più di 78 anni) ha dichiarato di aver condotto quotidianamente uno stile di vita attivo nella prima infanzia, rispetto ad appena il 9%
della Gen Z (tra i 18 e i 27 anni), confermando così che le generazioni più giovani sono meno attive e abbandonano l’attività fisica prima di quelle che le hanno precedute. Coloro che fanno parte della Gen Z in Italia hanno un punteggio medio significativamente più basso, pari a 57/100, rispetto al punteggio di 63/100 dei Baby Boomers (59-77 anni) e di 65/100 della Silent Generation.
Eppure, per migliorare il proprio benessere non ci vorrebbe poi molto: lo studio, infatti, ha rivelato che per iniziare a migliorare la propria salute mentale sarebbero sufficienti anche solo 15 minuti al giorno