Ultimo appuntamento con la neo nata collezione di scarpe da corsa Diadora dedicato al fiore all’occhiello di questa nuova famiglia, Gara Carbon. Come lascia sottintendere il nome stesso si stratta di un modello racing, risultato di studi e ricerche degli ultimi tre anni del Centro Ricerche Diadora di Caerano San Marco, caratterizzato da una super mescola in Anima Pbx (la schiuma proprietaria che viene utilizzata su tutta la gamma performance di Diadora) e una piastra in fibra di carbonio a tutta pianta. Calzatura pensata e progettata per tutti quegli atleti che cercano una scarpa che li possa accompagnare in gara e in tutti gli allenamenti più intensi e veloci.
Personalmente l’ho provata per la prima volta in gara a Modena, alla Corrida di San Geminiano, un tracciato velocissimo di tredici chilometri su asfalto, e in diverse sedute di allenamento: un lungo svelto e dei lunghissimi più tranquilli, qualche medio, durante qualche sessione di ripetute e, in due occasioni (per togliermi alcuni dubbi) anche come scarpa da lento.
Quasi 200km di test (strano per una scarpa da gara!) e ancora non sono pienamente convinto delle sensazioni che ho avuto. La cosa che però ho subito notato è che le “sento” meglio quando le utilizzo per spingere a fondo e correre forte in gara o durante le sessioni di ripetute.
Battistrada: 7
Il battistrada in materiale D5000 (Durathech 5000), mescola proprietaria di Diadora. Copre tutta la parte anteriore della scarpa e le due alette posteriore sotto al tallone. Promette di durare tanto e in effetti l’usura, nonostante i tanti chilometri, è stata davvero minima. Il grip su asfalto e pista bianca è ottimo, mentre è un po’ meno deciso sul bagnato.
Intersuola: 7
L’intersuola è composta da un doppio strado di Anima Pbx, anch’essa schiuma proprietaria di Diadora, all’interno della quale è affogata una piastra in fibra di carbonio a tutta pianta. Un materiale davvero morbidissimo, ad oggi probabilmente la più morbida che ho potuto provare (come riferimento, molto simile a quella della Hoka Rocket X2). La piastra ha una forma molto estrema che segue il disegno esterno dell’intersuola e scende fin quasi al battistrada nella zona del mesopiede, soluzione che serve a dare stabilità per chi corre di avampiede (molto apprezzata nelle curve più strette e veloci).
Tomaia: 7
La tomaia è in Matrix, mesh ultraleggero sempre proprietario di Diadora, una via di mezzo tra tessuto e nylon, morbida ma allo stesso tempo robusta, grazie all’utilizzo di un filato in carbonio nella zona centrale del piede.
Offre una buonissima traspirabilità che le permette di asciugarsi in pochissimo tempo (e chi l’ha usata alla Bari Med Marathon lo sa bene, ndr): dopo averla usata con la pioggia e averla inzuppata, il giorno successivo al mattino era già asciutta.
La vestibilità è abbondante e, in punta, offre un buono spazio per le dita dei piedi.
Piccola puntualizzazione sulla taglia: sceglietela basandovi sulla lunghezza in centimetri del vostro solito numero e non in base alla taglia americana, in quanto il rapporto centimetri/taglia US è leggermente diverso (nel caso della taglia US dovreste scegliere mezzo numero in più).
Upper: 8
I lacci sono tra i migliori che ho provato, molto simili a quelli della Nike Dragonfly e Alphafly: in tessuto con dei rilievi laterali che aiutano a tenere ben saldo il nodo. La linguetta è di tipo racing, per niente imbottita, avvolge bene il collo del piede: non ho avuto problemi né di arricciamento né di fastidio anche stringendo molto la scarpa. Particolare il sistema di fissaggio con doppia asola tra stringhe e linguetta che la mantiene ben ferma al collo del piede. La zona tallonare, infine, presenta una conchiglia abbastanza flessibile e imbottita, che permette una calzata comoda ma ben salda.
Peso: 8
Il peso di Gara Carbon è di 230 grammi in linea con le altre super shoes. Sicuramente Diadora avrebbe potuto risparmiare qualche grammo utilizzando un materiale più leggero al posto della finta pelle che circonda la zona del collare e delle asole.
Comfort: 8
La tomaia è filante e stretta, ma non comprime il piede. L’imbottitura non eccessiva e posizionata nei punti strategici rende il feeling con la scarpa più che buono. Anche la morbidezza dell’intersuola aumenta la piacevolezza nell’indossare questa calzatura.
Ritorno di energia: 6
Ho utilizzato Gara Carbon a diversi ritmi: a 3 minuti al chilometro (o poco meno) in gara e durante le sessioni di ripetute, tra i 3’10” e i 3’15” al chilometro durante qualche uscita di medio, tra i 3’35” e i 3’50” in sessioni di lungo. Il feedback che ho ricevuto è stato molto netto: più ho spinto, più la scarpa ha risposto in maniera attiva, dandomi quasi la sensazione di avere una chiodata ai pedi; più il ritmo è sceso (e la mia corsa è cambiata da un appoggio di avampiede a quello di mesopiede), più la sensazione di spinta è venuta meno, facendomi percepire la scarpa meno reattiva.
Durata massima stimata: 4
La scarpa dopo solo 200km di utilizzo ha ceduto nella zona dell’avampiede, nel punto in cui avviene la maggiore pressione. Si è formata una piccola conca, come se ci fosse un po’ di vuoto di materiale (potrebbe aver ceduto la mescola o addirittura la piastra). Le sue qualità di spinta di Gara Carbon non sembrano però averne risentito, mentre l’ammortizzazione si.
Stimo che questo modello sia utilizzabile al massimo fino a circa 300km, ma al contrario di altre calzature racing che poi possono essere riciclate per allenamenti veloci fino a fine vita, queste non saranno più utilizzabili.
Rapporto qualità/prezzo: 5
Gara Carbon è in vendita al costo di 290 euro, davvero troppo per una scarpa fatta bene ma con ancora qualche “difetto di gioventù”. In un mercato ormai saturo, come quello delle super shoes, il prezzo può essere davvero quello che può fare la differenza tra la scelta di un brand rispetto ad un altro. Soprattutto in relazione alla sua durata.
Valutazione finale: 6,5
Gara Carbon rimane comunque una bella novità e la grande scommessa di Diadora. Rimane qualche punto da migliorare, come la durata e il costo troppo alto, ma la risposta che è in grado di dare correndo ai ritmi più elevati e il grande comfort fanno ben sperare per le future evoluzioni di questa super scarpa. Con un po’ di sano (e giustificato) campanilismo tifo per il brand italiano, sperando di vedere presto anche tanti top runner azzurri calzarle nelle competizioni più prestigiose. Ceccarelli docet!