Dell’avventura di maratona di Iliass Aouani abbiamo raccontato qui, analizzando successivamente anche i possibili scenari che può riservare la maratona azzurra in vista delle Olimpiadi di Parigi. Proprio in questi giorni lo stesso Aouani (come in una conferenza stampa) ha affidato ai social il suo pensiero e le sue riflessioni intorno a quanto accaduto nelle ultime settimane, partendo dai suoi sogni e dal suo impegno, passando per quanto successo alla maratona di Osaka, il fallimento e la voglia di rivincita che, dopo un anno dal suo primato italiano, lo ha riportato sulle strade di Barcellona, alle quali ha affidato ogni speranza. Queste le sue parole…
“Mi sono concesso un po’ di giorni prima di condividere quelle che non vorrei fossero semplici riflessioni egocentriche sulle ultime gare ma esperienze che possano in qualche modo beneficiare chi legge.
Ho fatto quella che ritengo essere la mia migliore preparazione di sempre e per raccogliere il frutto del mio operato e conquistare il sogno di una vita sono andato dall’altra parte del mondo, in Giappone, a Osaka.
In una giornata fredda e piovosa, con un fisico provato da un lungo viaggio e il fuso, tutto è andato nel verso sbagliato. Al 16km sono scivolato e sono caduto. Mi sono alzato, ho mantenuto la calma, ho reagito.
Ma con ogni chilometro che passava si spegneva quel fuoco interiore che anima lo spirito di ogni guerriero e prendeva spazio la fredda e crudele consapevolezza che stavo perdendo. Al 32km questa consapevolezza si è concretizzata e mi sono fermato. E mentre venivo metaforicamente traportato da un un posto in cui regnava l’ordine a uno in cui regna il caos, alzando gli occhi al cielo mentre la pioggia fredda mi bagnavo il volto, l’unico pensiero che, ancora incredulo, riuscivo a formulare era “Iliass, hai fallito…”.
Penso che invece del risultato che speravo, forse Osaka mi ha espresso la sua generosità in forma diversa, offrendomi una preziosa lezione di vita che resterà impressa per sempre nelle cicatrici che mi ha lasciato la caduta.
È tuo dovere morale fare tutto il possibile, non è tuo diritto pretendere il risultato. È tuo dovere morale affidarti a Dio, non è tuo diritto questionare ciò che Egli sceglie per te. É solo attraverso la gratitudine e la pazienza che, rispettivamente, il bene e il male con cui veniamo messi alla prova possono beneficiare una persona.
È inutile dire che riprendermi da Osaka è stato difficilissimo. Le ferite inflitte al fisico non erano superiori a quelle inflitte alla mente e all’animo, e forse curare quest’ultime è stata la vera sfida.
Abbiamo deciso di riprovarci due settimane dopo a Barcellona, dove un anno prima segnai il record italiano, e dove quest’anno sono ritornato per una disperata rincorsa di chi non ha nulla da perdere.
Quella di Barcellona è stata una gara molto dura, ma che ho corso con grande cuore. Al 21km, con un passaggio inferiore al record italiano, mi sono trovato a correre da solo fino alla fine su un percorso dal dislivello importate, complicato anche dal vento.
2h08’05” è stato il mio tempo. Minimo per le Olimpiadi e quarto posto in una gara Gold.
È un tempo lontano dal mio valore reale, ma che ha un peso enorme considerato il contesto in cui è stato fatto.
Ogni maratona è un viaggio che ti insegna molto, questo viaggio l’ho condiviso con persone fantastiche, il mio allenatore Giuseppe Giambrone, Marcello Magnani, tutta la famiglia del Tuscany Camp, le Fiamme Azzurre e adidas Running.
Qualsiasi sarà l’esito della stagione, lo accoglierò con la leggerezza di chi non ha rimorsi perché sa che ha fatto tutto il possibile”.