Guarda lo sportwatch che hai al polso. Se lo confronti con un modello di solo quattro o cinque anni fa, troverai delle differenze abissali in quasi tutte le funzioni che lo caratterizzano. Molte di queste sono ormai considerate “necessarie” e sembra quasi impossibile che in passato non fossero presenti o “precise” quanto lo sono oggi. Pensa al cardio da polso o al saturimetro o all’altimetro barometrico. La stessa cosa è successa con la ricezione GPS, funzionalità ormai standard su tutti gli orologi dedicati all’outdoor, che oggi è in grado di fornire una misura e una traccia molto precisa di posizionamento e spostamento sul suolo terrestre, misurato grazie ai satelliti che ruotano attorno al globo.
Il GPS (Global Positioning System) nasce negli USA negli anni ’70 nel Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti, limitato all’uso militare e diventa di pubblica utilità negli anni ’90, ma con un’accuratezza iniziale del segnale volutamente più bassa. Già negli anni 2000 la precisione nell’uso civile viene parificata a quella militare, con una tolleranza dell’1%, che tradotta in metri, nella misurazione di 1 chilometro, corrisponde a circa 10m. Motivo per il quale un “errore” di circa 400 metri nella misurazione di una maratona è una misura più che accettabile… a prescindere dalle variabili che analizzeremo tra poco.
Se inizialmente tutti i principali orologi dotati di ricevitore satellitare utilizzavano solo il sistema statunitense GPS, oggi la maggior parte degli strumenti sfrutta più sistemi di ricezione: oltre all’europeo Galileo e il russo Glonass, i meno diffusi Doris francese, il Beidu cinese, l’IRNSS indiano e il giapponese QZSS. Ogni sistema può essere utilizzato singolarmente (se presente sullo sportwatch) o accoppiato ad altri. Più sistemi di ricezione vengono utilizzati contemporaneamente, più si avrà copertura di segnale e di conseguenza un risultato preciso.
Il funzionamento è molto semplice. Il ricevitore che si trova all’interno dell’orologio rileva contemporaneamente il segnale radio di tre satelliti del sistema di riferimento e la distanza della Terra da ognuno di essi: in base al tempo di percorrenza dei tre segnali, viene calcolato il punto preciso in cui il ricevitore (l’orologio) si trova. Gli eventuali errori vengono inoltre corretti utilizzando un quarto satellite di backup.
I fattori esterni che influenzano il GPS
Nonostante l’estrema precisione di calcolo di questi strumenti e la continua evoluzione della tecnologia, esistono fattori esterni che possono andare ad incidere sulla loro reale misurazione.
Ogni orologio è uno strumento a sé stante. In base a brand, modello e versione del ricevitore satellitare, la precisione di rilevazione può cambiare. Cosa evidente quando si confrontano prodotti di ultima generazione e strumenti più datati.
Anche in base al Paese in cui si corre (Europa, Stati Uniti, Giappone…) andrebbe di volta in volta cambiato il sistema (o i sistemi) satellitare di riferimento. Ogni scelta può andare ad incidere sulla precisione di ricezione. E ricorda che non tutti i cieli sono coperti in egual maniera dai satelliti. La maggiore o minor presenza incide sulla qualità del segnale GPS.
La maggior parte degli sportwatch di ultima generazione, inoltre, permette di settare la frequenza di registrazione del segnale satellitare, partendo da quella effettuata ogni secondo per arrivare a intervalli più dilatati nel tempo (per risparmiare batteria, ad esempio quando si corre una ultra). L’impostazione prescelta permetterà di avere una ricezione più o meno precisa.
Se avete mai provato a correre con al polso due smartwatch, uno sul braccio destro e uno sul braccio sinistro, vi sarete accorti che la ricezione del segnale è inevitabilmente diversa, anche se per pochi metri, soprattutto dopo aver percorso qualche curva. Le curve, infatti, faranno compiere più o meno strada a un braccio piuttosto che all’altro e percorrere una curva più vicino o più lontano al punto di corda farà registrare allo strumento che porti al polso una distanza maggiore o minore
Palazzi, grattacieli, caserme, fiumi, laghi, celle telefoniche, boschi… sono tantissimi gli ostacoli che, lungo un percorso, possono rendere più difficile la ricezione del segnale GPS. Se vi siete trovati alla partenza di una gara in centro città lo sapete bene. Ma anche cielo nuvoloso, pioggia, vento, umidità, neve sono tutti fattori non controllabili che possono incidere sia sul funzionamento dello sportwatch che sulla qualità del segnale.
Lo abbiamo accennato parlando della misurazione dei percorsi di gara: la misurazione di un tracciato avviene seguendo la traiettoria ideale, la distanza più breve che un atleta può percorrere tra la partenza e l’arrivo. Per un atleta amatore è quasi impossibile riuscire a seguirla e ogni anche più piccola variazione andrà a incidere sulla registrazione, che inevitabilmente risulterà differente (e maggiore).
Infine, a parità di intervallo di registrazione (che normalmente su tutti gli sportwatch è pre-settato a 1 secondo) un atleta più veloce percorre più strada ad ogni intervallo, coprendo l’intera distanza in un numero minore di intervalli, riducendo il coefficiente di errore della registrazione. Per cui, teoricamente, più il ritmo è veloce, più la distanza registrata dal GPS sarà precisa.
Questo per quanto riguarda la corsa su strada e sui sentieri (dedicheremo un altro articolo all’utilizzo o meno del GPS in pista).
Il trucco per la registrazione in gara
Per cui cosa fare quando si corre in gara? Se corri controllando il passo, il mio consiglio è quello di affidarsi alla misurazione ufficiale e non a quella automatica del tuo sportwatch. Ad ogni cartello cronometrico registra manualmente il parziale: ti darà qualche metro in più, ma sarà molto più veritiera rispetto al tracciato. E non arrabbiarti se al traguardo la distanza sarà maggiore di quella prevista… come spiegato sono tanti i fattori che incidono sulla registrazione effettuata.
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