Ho acquistato una coppia di scarpe da gara, modelli Nike Alphafly Next% e Nike Alphafly Next% 2, incuriosito da un annuncio online. Il prezzo era a dir poco d’occasione: poco più di 120€ per entrambe spedizione compresa, quando l’acquisto a prezzo di listino di queste due scarpe richiederebbe circa 600€. Avrò fatto l’affare della vita? La risposta è scontata: no, non l’ho fatto.
Mi è da subito parso scontato che le immagini dei due prodotti, sul sito del venditore, non corrispondessero ai prodotti che mi sarebbero stati consegnati. Le scarpe che ho ricevuto dopo alcune settimane non sono infatti le due versioni di Nike Alphafly originali, ma due copie. Viste dall’occhio di un non appassionato di corsa possono sembrare anche ben fatte ma, una volta prese tra le mani, si sono rivelate essere niente altri che una brutta e tecnicamente aberrante imitazione.
A partire dal peso, sensibilmente superiore in questa versione “made in China”, ho da subito visto che qualcosa non quadrava. L’intersuola riporta la scritta ZoomX per entrambe le scarpe ma già solo provando a toccarla con le dita si avverte una risposta completamente differente rispetto all’originale. Non ho mai provato una intersuola così rigida, che mi ha ricordato un paio di stivaletti anfibi stile esercito. Tanto dura l’intersuola come il battistrada, che quantomeno avrà la caratteristica di non usurarsi mai ma che proprio per la sua rigidità offre un grip sul terreno che è risibile.
Provando a piegare le scarpe, così da valutare la presenza di una piastra in carbonio, è emerso l’inganno: ovviamente di piastra non c’è traccia e anzi, con le Nike Alphafly Next% non originali questo gesto ha aperto l’intersuola in due nel punto di flessione immediatamente dietro i due AirZoom.
La soletta, che a differenza delle scarpe Nike in queste non è incollata, riporta l’etichetta con il numero e la scritta “made in Vietnam” così come le scarpe originali: peccato che la spedizione, in un pacco anonimo senza scatola, provenga da una fabbrica in Cina.
Perché ho scelto di procedere con l’ordine, ben sapendo che avrei ricevuto delle scarpe non originali? Semplice, per fare un po’ di giornalismo d’inchiesta e soprattutto capire quanto si potesse arrivare a snaturare un paio di scarpe da corsa in una copia venduta a poco prezzo che dell’originale ha solo il nome e le forme esterne.
Ebbene, quanto ho avuto tra le mano è forse peggio delle mie più pessimistiche aspettative: peso elevato, tomaia decisamente plasticosa e rigida, intersuola durissima e assenza di un qualsiasi tipo di piastra in carbonio. Sono talmente mal realizzate e scomode che non vanno bene neppure per andarci a prendere un aperitivo.
Morale della favola: cercare di acquistare le nostre amate scarpe da corsa a prezzi concorrenziali è una delle passioni dei podisti e che soddisfazione quando riusciamo ad accaparrarci la scarpa tanto desiderata con un forte sconto. Ma se il prezzo è troppo bello per essere vero c’è una semplice spiegazione: la fregatura è dietro l’angolo. In questo caso specifico nella forma di due scarpe da gara dotate di un’intersuola rigida come uno scarpone da sci e che nessuno metterà mai ai piedi per correre, o quantomeno questo è quello che mi auguro.