La terza generazione di Altra Rivera è da poco tempo disponibile sul mercato; si tratta di una scarpa neutra che può rientrare nella categoria delle cosiddette “daily trainer”, cioè quelle scarpe un po’ tuttofare che si adattano facilmente tanto alle corse lente come agli allenamenti un po’ più intensi senza però essere troppo specialistiche.
Come tutte le scarpe Altra, anche le Rivera 3 sono caratterizzate da un drop 0: tallone e punta del piede sono quindi alla stessa altezza, senza il tipico differenziale che è invece presente nelle altre calzature in commercio. Passare ad un drop zero implica riposizionare la nostra falcata, con un punto di contatto con il terreno che sarà spostato in modo naturale maggiormente verso il mesopiede e l’avanpiede rispetto ad un atterraggio leggermente più arretrato.
La scarpa è mediamente leggera: nel numero 8,5 US, che corrisponde al 42, utilizzato nelle mie prove ha un peso di 245 grammi che è leggermente inferiore ai 250 grammi delle Puma Velocity Nitro 2 o ai 260 grammi Asics Novablast 2, queste ultime entrambe numero US 8 quindi leggermente più piccole.
La suola presenta il tipico design con tecnologia InnerfleX di Altra: sono presenti dei tagli che si sviluppano lungo tutta la lunghezza della scarpa, con altri che la attraversano invece lateralmente. I punti di contatto con il terreno sono rinforzati con della gomma scura mentre la parte bianca è quella dell’intersuola direttamente esposta, ben più mobida.
L’intersuola è in materiale EVO di Altra: risulta essere abbastanza morbida quando premuta sul lato e questa sensazione viene restituita anche durante la corsa. L’altezza complessiva è di 28 millimetri, come detto costanti lungo tutta la lunghezza della scarpa visto il drop pari a zero.
La parte superiore vede l’utilizzo di un mesh uniforme, poco areato ma morbido al tatto: avvolge il piede senza essere troppo stretto, lasciando parecchio spazio nella parte frontale per le dita che riescono a muoversi agevolmente. Ho utilizzato un numero 8,5 US al posto del mio abituale 8 ma visto lo spazio a disposizione anche la mia numerazione standard sarebbe andata bene.
Le stringhe sono molto semplici, di forma rettangolare: si adattano bene ai 6 occhielli presenti ai lati della linguetta e non ho evidenziato problemi di sorta nel trovare la giusta allacciatura per il mio piede, tantomeno si sono slacciate durante le uscite. La linguetta non è fissata lateralmente, ha uno spessore non elevato e si posiziona facilmente dando confort alla parte superiore del piede. Il tallone differisce dal resto della scarpa, che è nel complesso morbida: questa parte è invece molto rigida, con una flessibilità contenuta e un inserto di rinforzo che corre nella parte posteriore estendendosi alla base del tallone così da evitare che si sposti. L’imbottitura all’altezza del tendine d’Achille è ben fatta: non ho avuto problemi di sfregamento su quest’area.
Ho effettuato due allenamenti, rispettivamente di 18km e 12km, ad un ritmo agevole essendo nella settimana post maratona. La sensazione iniziale nella prima uscita è quella di aver calzato una scarpa scarpa leggera, che mi ha ricordato per la risposta ai piedi calzature con le quali ho corso molto a lungo in passato. La memoria è tornata veloce alle Saucony Kinvara 5: sono reattive, si sente in modo marcato il lavoro del piede sul terreno ma mescola dell’intersuola ben più morbida delle Altra VIA Olympus e meglio adatta alla mia struttura fisica.
Lo zero drop si sente, ma non tantissimo: le scarpe mi hanno portato a correre in avanti in modo quasi naturale, ho sentito molto la parte frontale del piede a contatto con il terreno (come con le Kinvara che erano un drop 4mm però). Al termine dell’uscita da 18km mi sono sentito un po’ stanco, affaticato al piede: ho giustificato questo con il carico delle ultime settimane e con l’aver corso con scarpe Zero drop le ultime 4 uscite, con in mezzo una maratona corsa invece con le Nike Alphafly 1.
La seconda uscita da 12km ha replicato le sensazioni della precedente: buona reattività, grande sensazione di lavorare molto con i piedi e impatto a terra più spostato in avanti. Sono scarpe che mi hanno riportato alla memoria tante scarpe usate anni fa, le Saucony Kinvara in primo luogo; nella mia rotazione credo che le Altra Rivera 3 possano essere utilizzate al meglio per uscite di corsa svelta, magari con lavori specifici in salita proprio per lavorare in modo specifico sui muscoli del piede e sulla falcata.
Per questo motivo continuerò ad utilizzarle nelle prossime settimane, sino ad arrivare ai circa 150km di percorrenza che richiediamo per passare alla recensione completa.
Per chi mi paiono indicate? Direi atleti leggeri, sino ai 75Kg di peso come massimo, che siano mediamente veloci, che corrono un lento attorno ai 5 al km e possono scendere a ritmi veloci attorno ai 4 al km abbastanza agevolmente. Sono a mio avviso scarpe adatte per qualche lavoro di ritmo, anche per un medio, ma che per l’essere zero drop e lasciare il piede lavorare in modo molto intenso devono essere usate su lavori specifici non andando oltre i 12-15km di percorrenza per ogni sessione.