Su The Running Club non abbiamo mai parlato di occhiali da sole per la corsa. Non perché non sia un argomento interessante, anzi. Gli occhiali da sole, dopo le scarpe, sono probabilmente l’accessorio più utilizzato e ricercato dai runner, importanti soprattutto in estate e in tutte quelle occasioni in cui gli occhi devono essere riparati dalla luce solare e in particolare dai raggi UV.
Forse ancor più che un paio di scarpe (anche perché la loro durata non è limitata a qualche centinaio di chilometri), la scelta degli occhiali da sole deve essere fatta in base a diversi parametri oggettivi e soggettivi di cui tenere conto.
Come scegliere gli occhiali da sole per la corsa
Come detto, la proprietà più importante per scegliere un paio di occhiali da sole per la corsa è la qualità delle lenti, che devono proteggere dall’abbagliamento e fornire sempre una visione nitida e chiara anche con il cambiare delle condizioni di luce. Per questo vengono fornite diverse colorazioni di lenti, dal rosso, al verde, al blu, al giallo, o soluzioni come le lenti fotocromatiche che aumentano o diminuiscono l’intensità del loro colore in base all’esposizione alla luce del sole. Lenti che devono essere anche sicure, infrangibili (in caso di caduta accidentale, soprattutto ad esempio per chi corre su sentiero) e appannarsi il meno possibile.
Ma gli occhiali da sole devono anche essere estremamente comodi, leggeri e non devono infastidire nei movimenti, rimanendo ben saldi sia sul naso che sulle orecchie, senza quasi farsi sentire, per chilometri e chilometri. Chi poi necessita già delle lenti per la vista, deve trovare una soluzione che si adatti al meglio per sopperire anche a quel problema.
Essendo una scelta molto personale (io, ad esempio, uso gli occhiali da sole tutto l’anno, anche nelle stagioni meno calde, magari optando per lenti fotocromatiche invece di quelle colorate a specchio) e essendoci a disposizione un’ampia scelta di modelli che differiscono tra loro per pochi dettagli, su The Running Club non ci siamo mai addentrati nell’analisi di un paio di occhiali da sole. E, anche nel modello di cui parliamo oggi, non vogliamo soffermarci ad analizzare le caratteristiche appena elencate, ma raccontare di una particolarità del modello che abbiamo scelto: il visore dei dati di corsa.
Engo 2 Eyewear, gli occhiali smart per chi fa sport
Non confondiamoli con i Google Glass o con l’Apple Vision Pro. Gli occhiali da sole Engo 2 sono semplici occhiali da sole sportivi, per la corsa (ma anche ciclismo, sci o altre attività outdoor), che permettono di avere sempre sotto controllo le informazioni di performance durante l’attività.
Sono dotati di un piccolo sistema Oled integrato, che proietta su una delle due lenti i dati rilevati dal proprio sportwatch o dallo smartphone (o da un computer da ciclismo), per avere sempre a portata di sguardo distanza percorsa, tempo, passo, cardio, senza la necessità di distoglierlo mai dalla strada.
In particolare, il modello Engo 2 che abbiamo provato, presenta lenti fotocromatiche e una mono mascherina di media grandezza. Nasello e aste sono dotati di grip in gomma antiscivolo e permettono alla montatura di rimanere abbastanza salda su naso e orecchie, anche grazie alla possibilità di modificare la lunghezza della parte finale delle aste (non, invece, il nasello).
Nonostante le dimensioni e l’aggiunta del sistema di proiezione, gli occhiali risultano abbastanza leggeri, 41 grammi (contro i circa 25/30gr di un paio più tradizionali), ma la vestibilità è un po’ più ingombrante rispetto a un paio di occhiali tradizionali. Il sistema che è posizionato interamente a livello del nasello è un po’ invasivo alla vista, ma necessita solo di qualche uscita per abituarcisi.
Come funzionano gli occhiali smart per la corsa Engo 2 con visore dati incorporato
La proiezione dei dati avviene sulla lente destra, ma viene percepito centralmente nella visione binoculare, perifericamente rispetto al quadro visivo. La visione è abbastanza nitida, ma con un effetto/difetto di doppia proiezione dovuta allo spessore della lente. È possibile regolare il livello di luminosità e il posizionamento utilizzando la specifica app ActiveLook.
La singola schermata è suddivisa su tre righe, all’interno delle quali sono mostrati in sequenza i parametri di attività, che possono essere sempre personalizzati tramite app. In primo piano, in alto, è sempre la percentuale di durata della batteria (di circa una decina di ore) e l’orario.
Per visionare più parametri è possibile passare da una schermata all’altra o tramite uno scroll automatico (attivabile da app) o con un gesto della mano davanti al sensore che si trova nella zona del nasello. Funzionalità da migliorare nella sensibilità, che tende a variare in base alla luminosità ambientale.
Ho personalizzato le schermate in base ai parametri per me più interessanti, inserendo distanza, tempo e passo nella prima schermata e registrando i restanti nelle successive.
Engo 2 sono compatibili con device di diversi brand, come Garmin, Suunto, Apple Watch e smartphone iPhone e Android. L’accoppiamento avviene tramite Bluetooth ed è abbastanza semplice ed intuitivo. Engo, sul sito ufficiale, fornisce un elenco aggiornato dei devices testati con gli occhiali e una serie di dispositivi compatibili con le relative istruzioni di connessione.
Engo 2 ActiveLook, la prova di corsa
Io l’ho utilizzato con il mio Garmin Forerunner 945, ormai abbastanza datato, ma che non ha dato nessun problema (l’unica accortezza è quella di non cambiare il numero seriale presente nella app ActiveLook per l’abbinamento automatico). Tramite Garmin IQ, la app di Garmin per funzionalità extra sviluppate da terze parti, gli occhiali vengono abbinati all’orologio e al lancio dell’attività (nel nostro caso la corsa) la connessione è automatica.
Durante l’attività, la visualizzazione dei dati in tempo reale rimane sempre attiva, a meno di spegnere gli occhiali o inserire una schermata vuota, preimpostata, tra quelle memorizzate. Fastidiosa? No, dopo qualche minuto rimane solo un’ombra di luce in sovraimpressione che viene messa a fuoco quando si ha la necessità di leggere i dati. Più invasiva l’ombra nera del nasello-sistema, un po’ più ingombrante alla vista rispetto agli occhiali tradizionali.
Dal punto di vista funzionale, ai fini della prestazione, la visualizzazione di parametri sulla lente è più uno sfizio che una reale miglioria, soprattutto se, come nel mio caso, si è abituati a correre senza mai guardare l’orologio, se non ad allenamento finito. Può essere più utile per chi ha la necessità di mantenere un certo range di battito cardiaco o un ritmo preciso o una potenza predefinita. Anche in gara potrebbe avere il suo perché. Ma comunque sempre a fronte di una spesa non certo irrisoria: 299,95 euro per il modello con lente a specchio, 349,95 euro per quello con lente fotocromatica.